L’antico lavatoio “Fonte Albiöi” delle Fiorine di Clusone torna all’antico splendore. Grazie a un intervento di restauro portato avanti dal Gruppo Alpini di Clusone, infatti, il vecchio lavatoio costruito alla fine dell’Ottocento è pronto per la sua nuova inaugurazione, che si terrà domani (sabato 14 ottobre) alle 16.
«Ormai sono anni che gli Alpini si dedicano al restauro e alla manutenzione di alcuni piccoli monumenti storici dislocati sul nostro territorio – spiega Mauro Bonadei, capogruppo degli Alpini di Clusone -. Questo lavatoio magari non rappresenta qualcosa di speciale dal punto di vista architettonico o artistico, ma ha un importante valore storico legato alla socialità e alla vita della contrada delle Fiorine. In passato la gente che veniva qui a lavare i panni e far abbeverare gli animali approfittava del luogo anche per scambiare opinioni e socializzare. Speriamo che con questa ristrutturazione il luogo possa tornare a svolgere il suo ruolo aggregativo, avendo perso ovviamente con gli anni la sua funzione vera e propria».
Un’idea nata da alcuni membri del Gruppo Alpini di Clusone residenti proprio alle Fiorine, che hanno fortemente voluto ridare luce a questo manufatto storico della contrada. «Abbiamo notizie di questa fonte già dal 1884, circa 150 anni fa – spiega Giovanni Gonella, del Gruppo Alpini -. In quel periodo quasi tutte le case di questa zona avevano degli animali che venivano portati qui ad abbeverarsi, e la gente veniva qui per lavare cibi e vestiti, ma soprattutto per fare aggregazione. L’idea di restaurare questo manufatto è stata fin da subito accolta e portata avanti dai due capigruppo che si sono succeduti durante i lavori e siamo contenti del risultato che abbiamo ottenuto».
Fissata dunque a sabato l’inaugurazione del nuovo spazio, che vede il lavatoio completamente restaurato, ma anche una nuova zona ad esso antistante, con due panchine realizzate appositamente per rendere il luogo maggiormente fruibile ai visitatori.
Il percorso che ha portato al recupero è iniziato quando capogruppo era Paolo Tanza, poi impegnato nei lavori. «Abbiamo messo tante giornate di lavoro, anche se eravamo impegnati magari solo al mattino o al pomeriggio, in base al tempo disponibile – spiega Tanza -. Non avendo trovato notizie storiche, per riportare il manufatto alle sue origini ci siamo basati su una vecchia fotografia».