Campanacci e falò non sono un’esclusiva di Ardesio e della sua Scasada del Zenerù. In diverse località italiane (e pure estere) sopravvivono tradizioni legate ai cicli delle stagioni, eredità di antichi riti pagani che si perdono nei secoli. Ad unirle, oltre a un’indubbia origine comune, anche una più recente rete di scambi e gemellaggi. Il 31 gennaio, per la cacciata dell’inverno, arrivano in Alta Val Seriana gruppi protagonisti di altre tradizioni. E da Ardesio spesso si parte per restituire la visita.
Così, sabato 11 novembre, una delegazione delle “Cioche del Zenerù” è stata in Trentino per partecipare ai “Foghi de San Martin de Pàrdàc”, i fuochi di San Martino di Predazzo. La visita ha rappresentato l’occasione per onorare l’amicizia nata lo scorso 31 gennaio ad Ardesio, quando una delegazione di Predazzo è stata ospite della Scasada del Zenerù.
La tradizione di Predazzo consiste, come dice il nome, in grandi falò che vengono accesi ogni anno l’11 novembre, giorno di San Martino. I cinque rioni del paese allestiscono delle cataste, negli ultimi anni con forme particolari e originali, a cui poi viene dato fuoco. Giovani e non solo sfilano poi con i campanacci facendo il più rumore possibile, proprio come avviene ad Ardesio alla fine di gennaio.