Febbraio ha portato le attese nevicate sulle Orobie. Le abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi assicurano sciate almeno fino a Pasqua. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: il pericolo valanghe. Il rischio di distacchi in montagna è infatti diventato più elevato. E, come ci ha spiegato il meteorologo Matteo Lacavalla, il meteo dei prossimi giorni non aiuta con la quota neve in innalzamento e la pioggia che appesantirà ulteriormente il manto bianco.
Ogni comprensorio sciistico deve avere il suo responsabile valanghe. A Lizzola è Omar Semperboni, che avverte: «Bisogna stare attenti. In questo momento, abbiamo un codice di pericolosità di 4 su una scala da 1 a 5, quindi orecchie dritte, come si dice in alta montagna, e cambiare itinerario se non si riesce a fare quello prefissato».
Il consiglio è evitare il fuoripista. «Le piste aperte sono sicure. Se, invece, andiamo a fare fuoripista con così tanta neve, con questo tipo di neve primaverile, i pericoli aumentano e di conseguenza aumenta la probabilità di essere travolti da una valanga».
Ad aumentare il rischio sono anche le condizioni climatiche. «La temperatura massima è intorno ai 5-7°. Possiamo dire che fa molto caldo rispetto alla media del periodo – aggiunge Semperboni -. La neve primaverile, inoltre, è neve molto pesante. E, soprattutto, va a cadere nella quasi totalità dei casi su terreno già scaldato e perlopiù libero da altra neve. In queste condizioni, la neve pesante tende a scivolare. La nevicata di venerdì mattina (22 febbraio, ndr), pesata con gli strumenti, dava 300 kg al metro cubo».
Sono diversi gli interventi messi in atto per la sicurezza delle piste. «Grazie anche alla bravura dei gattisti, riusciamo in qualche punto a far scaricare la neve tramite l’utilizzo del mezzo meccanico. Abbiamo anche un sistema chiamato Gazex che prevede l’utilizzo di gas e viene attivato a distanza per far partire le valanghe. Dove non abbiamo questi sistemi fissi e non riusciamo con i mezzi battipista, interveniamo da qualche anno con degli esplosivi particolari».