Classica ma non troppo

Il Requiem di Donizetti

La musica sacra, sebbene non sia il repertorio più conosciuto di Gaetano Donizetti, ha sempre avuto una grande importanza nella sua formazione artistica. Il “Requiem” è un’opera molto più matura rispetto al “Miserere”, poiché composta 15 anni dopo, nel 1835. Questo fu un anno particolarmente significativo per Donizetti: all’inizio dell’anno ebbe un grande successo con l’opera “Marino Faliero”, e a settembre un successo clamoroso con “Lucia di Lammermoor”, considerata il suo capolavoro.

Tuttavia, lo stesso anno fu segnato dalla tragica morte del compositore Vincenzo Bellini, amico stimato da Donizetti. In memoria di Bellini, Donizetti compose un lamento per voce e pianoforte, una sinfonia sui temi di Bellini, e il “Requiem”. Quest’ultima composizione è particolarmente significativa, ma non fu eseguita durante la vita di Donizetti, venendo rappresentata per la prima volta solo nel 1870 a Lucca e nel 1875 a Bergamo.

Dal punto di vista artistico, il “Requiem” di Donizetti anticipa alcune soluzioni compositive che Giuseppe Verdi utilizzerà nel suo “Requiem”. La composizione mette in luce la grande abilità contrappuntistica di Donizetti, evidente nella fuga del “Kyrie” e nella doppia fuga dell'”Amen” del “Dies Irae”. Quest’ultima parte, in particolare, dimostra la capacità di Donizetti di usare il contrappunto per dare maggiore enfasi artistica, culminando in un “Lacrimosa” toccante e geniale.

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