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Clusone, l’addio a don Martino Campagnoni: «Ha insegnato a vivere bene»

Un addio colmo di gratitudine quello riservato oggi (sabato 28 dicembre) a don Martino Campagnoni. Il sacerdote – storico direttore del Patronato San Vincenzo di Clusone, scomparso la mattina di Natale a 97 anni – è stato accompagnato da tantissime persone nel suo ultimo viaggio. Piena la Basilica di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista per il funerale.

Il feretro è stato trasportato in mattinata dalla chiesa di San Pietro Apostolo del Patronato, che nei giorni scorsi ha ospitato la camera ardente, alla chiesa di San Luigi, da dove si è mosso il corteo per la Basilica. Sulla bara i paramenti sacri, per un uomo che ha saputo rimanere sacerdote fino in fondo e fino alla fine, come è stato ripetuto anche durante le esequie.

A presiedere la celebrazione il vescovo di Bergamo Francesco Beschi. Con lui sull’altare il vicario generale della Diocesi monsignor Davide Pelucchi, il superiore del Patronato San Vincenzo di Bergamo don Davide Rota, l’arciprete di Clusone monsignor Giuliano Borlini e diversi altri sacerdoti. Tra le autorità presenti, il presidente della Comunità montana Valle Seriana Giampiero Calegari e il sindaco di Clusone Massimo Morstabilini, oltre ad altri sindaci e amministratori.

La riflessione del vescovo nell’omelia ha preso le mosse dal vangelo del giorno, il passo di Matteo che narra la “Strage degli Innocenti”. «Ho pensato a don Martino e a tanti giovani, tanti adolescenti, tanti piccoli che, a partire da questa grande esperienza che è il Patronato, sono stati affidati anche a lui, alla sua vita, alla sua missione, al suo cuore, alla sua fede. Perché fossero riscattati dall’incertezza, a volte da una condizione familiare iniziale che per molti era di essere orfani. E poi questa accoglienza dei più piccoli, dei più giovani. Questo riscatto da condizioni che potevano essere difficili per loro, questa promozione della loro vita. Penso che anche tra voi ci siano persone che hanno goduto di questa azione», ha detto monsignor Beschi.

«La risposta alla strage degli innocenti è data da coloro che se ne prendono cura con limpidezza di cuore, con gratuità, facendo di quella speranza che abita il cuore di tutti gli uomini, una speranza affidabile, una speranza credibile, addirittura una certezza – ha aggiunto il vescovo -. E tutto questo, ricordando don Martino, ci porta a considerare che non basta insegnare un mestiere. È importante insegnare a vivere, a vivere bene. Perché insegnando a vivere bene è come se si generasse una vita nuova».

Al termine della celebrazione è intervenuto anche don Davide Rota che ha ricordato don Martino, rimasto orfano da bambino, accolto prima in un istituto a Torre Boldone e poi da don Bepo Vavassori al Patronato San Vincenzo. Quel Patronato che non ha più lasciato.

«Un uomo così autonomo, così indipendente, così orgogliosamente sicuro di sé, è stato fedelissimo – lo ha ricordato il superiore del Patronato -. Fedele al Signore che l’ha chiamato. Fedele al Patronato che l’ha accolto: non l’ha più abbandonato, l’ha servito fino all’ultimo. Fedele alla città di Clusone, che l’ha preso come un figlio e poi l’ha fatto diventare un padre, che gli ha voluto bene. Fedele alla Chiesa: ha servito sempre la Chiesa. Fedele al territorio, alla cultura bergamasca. Era un bergamasco fino all’ultima goccia del suo sangue e la bergamaschità l’ha raccontata in mille modi diversi». L’ha raccontata soprattutto nei suoi libri – 19, ha ricordato don Davide Rota – in gran parte dedicati alla storia locale.

Don Martino Campagnoni al Patronato San Vincenzo di Clusone ha fatto crescere e sempre sostenuto il Centro di formazione professionale,dove tanti ragazzi hanno imparato un mestiere. Luigi Bettoli, per oltre vent’anni direttore della scuola, ha ricordato don Martino come «mite, battagliero, grintoso, combattivo, forte e tenerissimo. Aveva un carattere energico e vigoroso ed aveva capito che per amare le persone bisogna imparare a perdere. Per questo voleva bene a tutti, senza mai legare nessuno a sé».

Infine, la gratitudine da parte della comunità di Clusone, espressa dal monsignor Giuliano Borlini, «per la sua vicinanza, per il bene che ha operato in mezzo a noi, per suo stile pastorale, per avere anche attraverso la tv diffuso la parola di Dio nel nostro territorio. Penso che quello che rimane soprattutto nel cuore di tanti di voi sia anche l’educazione alla fede, l’educazione alla vita. E questa è l’eredità più bella che lui ci lascia. Un uomo, un prete, che ha amato il Signore e ha amato veramente tantissime persone e ha amato in particolare i più piccoli e più indifesi. Grazie davvero di cuore don Martino».

Al termine della messa, il corteo verso il cimitero di Clusone, dove don Martino Campagnoni riposerà nella cappella dei sacerdoti. Lontano, a vegliare, il pizzo Formico: sulla vetta don Martino inaugurò la tradizione della messa di Capodanno. Celebrò fino al 2015. Mercoledì guarderà dal cielo.

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