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Nembro rivive il dramma della pandemia attraverso l’arte e la fotografia

A cinque anni dall’inizio della pandemia di Covid-19, l’amministrazione comunale di Nembro non dimentica i fatti di quel periodo che sconvolse le vite di tutti. Sabato 8 marzo la biblioteca e centro culturale Tullio Carrara è divenuta museo per due mostre temporanee che rivivono quei momenti attraverso l’arte e la fotografia. Le mostre, entrambe inaugurate in mattinata alla presenza delle autorità, resteranno aperte al pubblico fino a sabato 29 marzo.

La prima installazione, curata dal fotografo di Ranica Maurizio Milesi, ripercorre le vicende dei giorni più bui dell’emergenza attraverso le parole e le immagini di alcuni protagonisti comuni di quel periodo. Dall’allora sindaco Claudio Cancelli (anche lui presente all’inaugurazione) al parroco don Matteo Cella, dal farmacista all’insegnante, passando per il medico e la famiglia con nonni e nipoti. Ciascuno di essi racconta una diversa sfaccettatura di una situazione che ha visto tutti ugualmente coinvolti.

«Il lavoro – spiega il fotografo – nasce da un’idea che avevo per la testa durante il primo lockdown, in cui mi accorgevo che erano in pochi a parlare delle possibili conseguenze della pandemia a livello mentale ed emotivo. Così, quando c’è stato il primo via libera, sono partito per fotografare persone e farmi raccontare le loro storie, come avevano vissuto questo momento e le loro sensazioni. Sono state tutte vicende molto interessanti e coinvolgenti, da cui ho tratto prima un libro, che ho presentato per la prima volta a un anno esatto dal primo caso di Covid in Italia nel marzo 2021, e successivamente questa mostra fotografica». Il libro e la mostra sono intitolati “Epicentro”, termine evocativo che richiama le grandi catastrofi come i terremoti e che spesso fu utilizzato in quel periodo dai media per definire proprio le comunità di Nembro e Alzano Lombardo, cuore dell’epidemia. Altrettanto evocativo è anche il titolo della seconda mostra presentata nella biblioteca di Nembro, a cura dell’artista contemporaneo Primo Formenti. “Covid-19”, un titolo che non lascia adito a interpretazioni.

«Questa mostra – ha spiegato l’artista – rappresenta la mia testimonianza artistica di quel triste periodo in cui tutti eravamo chiusi in casa con la preoccupazione di comprendere cosa stesse succedendo. Ho pensato a figure simili a dei volti, senza bocca a simboleggiare le mascherine che ci coprivano e ci soffocavano. Questi volti sono per lo più grigi, come il nostro umore in quel momento difficile. Ciascun volto ha poi una serie di pensieri, quelli che volevamo dire ai nostri cari ma che non avevamo la possibilità di fare e quindi rimanevano nella nostra mente. Ci sono poi due pannelli significativi, uno rosso a simboleggiare i divieti che ci hanno limitato e uno blu oltremare, che rappresenta invece la speranza che ci ha guidato nell’uscire da quel periodo di crisi».

Quest’ultima opera legata alla speranza, al termine dell’esposizione, sarà donata permanentemente all’amministrazione comunale, che ha ringraziato l’artista per l’omaggio. Le mostre sono soltanto l’inizio di una serie di iniziative più ampie organizzate dalla comunità di Nembro per ricordare le sue vittime della pandemia. Sabato prossimo (15 marzo) si terrà alle 9.30 un momento di riflessione e preghiera alla croce del Monte Cereto. Martedì 18 marzo, in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, alle 20.30 presso la chiesa Plebana si terrà la solennità nel ricordo delle 188 vittime nembresi, seguita dalla fiaccolata silenziosa fino al Memoriale nei pressi del cimitero, dove si terrà la commemorazione da parte delle autorità civili e religiose.

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