Anche quest’anno le celebrazioni del 25 aprile hanno avuto un momento particolarmente intenso al Ponte del Costone (sul territorio di Casnigo), dove sabato 26 aprile si è ricordato Giacomo Adobati, partigiano ucciso durante lo scontro a fuoco avvenuto proprio nel giorno in cui, ottant’anni fa, l’Italia fu liberata dal nazifascismo.
Mentre parte della penisola già festeggiava la vittoria della Resistenza, in Val Seriana le azioni dei partigiani continuavano nei confronti delle truppe nemiche in ritirata. Quella sera, un gruppo appartenente alla Brigata Camozzi comandata dal veterinario di Casnigo Bepi Lanfranchi intercettò una colonna di carri russo-tedeschi e, nel tentativo di disperderli e fare prigionieri, diede vita a uno scontro a fuoco.
Ricorda tutto l’unico testimone oculare dell’accaduto, Carlo Aresi (nome di battaglia Corsaro), novantunenne di Fiorano che all’epoca aveva solo quindici anni.
«Proprio quel giorno ero riuscito a scappare dalla fabbrica dell’Ansaldo. Ero ricercato perché con altri lavoratori avevamo intrapreso azioni di sabotaggio alle macchine che producevano armi – spiega –. Sono arrivato a Bondo di Colzate dove sapevo che c’era un gruppo di partigiani guidati da Bepi Lanfranchi. Nemmeno il tempo di arrivare che mi hanno ordinato di partire per intercettare una colonna di tedeschi. Eravamo una ventina posizionati sulle due sponde del ponte, ci aspettavamo dei camion e invece erano carri trainati da cavalli. Io sono stato il primo a lanciare una bomba a mano, poi è cominciato un inferno. Ricordo di aver visto Giacomo Adobati che si avvicinava a uno dei cavalli imbizzarriti, poi si è accasciato a terra ma non era stato colpito dal cavallo. Abbiamo scoperto solo dopo che era stato colpito in testa da un proiettile».
Adobati era originario di Lonno, frazione di Nembro, e aveva solo trentacinque anni quando fu colpito da quella pallottola, morendo sotto gli occhi del fratello e lasciando orfana la figlia Marisa, di soli due anni. Oggi ottantaduenne, quella figlia ancora si commuove nel raccontare la storia del padre e la sua difficile infanzia.
«Ricordo che a scuola mi dicevano che mio papà era morto da stupido, perché nessuno lo aveva obbligato a combattere – racconta –. Con il tempo ho conosciuto meglio la sua storia e ho compreso che il suo è stato un gesto eroico, una morte in battaglia per la nostra libertà».
Adobati è stato l’ultima vittima accertata della guerra partigiana in Val Seriana. Il suo ricordo si è svolto nel pomeriggio presso il cippo commemorativo posizionato sulla passeggiata ecologica che collega Colzate a Ponte Nossa, proprio sotto al Ponte del Costone, teatro dello scontro. Presenti l’Anpi Valgandino e l’Anpi di Albino; il vicesindaco di Casnigo Giambattista Adami e il sindaco di Nembro Gianfranco Ravasio accompagnato dalla sua vice Sara Bergamelli, oltre a una delegazione dell’Associazione Artiglieri di Nembro. Al termine del raccoglimento, il gruppo si è spostato al Circolo Fratellanza di Casnigo, altro promotore dell’iniziativa, dove si è conclusa la giornata con canti legati alla Liberazione a cura del Resistrio e la pastasciuttata antifascista.