Stop: un segnale dalla forma inconfondibile, che non lascia spazio interpretazioni. Quattro lettere con un significato tanto semplice quanto universale: fermarsi e, in senso più ampio, non oltrepassare un confine stabilito. Nella mattinata di sabato 24 maggio i Comuni di Casnigo e Gandino hanno detto un simbolico stop alla violenza sulle donne attraverso l’installazione di cartelli stradali, con messaggi che sostengono la lotta alla violenza di genere.
L’iniziativa, nata su impulso del Gruppo Ideado e del Circolo Fratellanza di Casnigo in collaborazione con l’associazione Fior di Loto di Gazzaniga, è stata accolta e sostenuta dalle amministrazioni comunali. Undici i cartelli posizionati in angoli strategici dei due paesi interessati, di cui sei a Gandino e cinque a Casnigo. Nel corso della mattinata ne sono stati svelati i due più significativi: quello in Piazza Bonandrini a Casnigo e quello in Piazzale Santa Croce a Gandino, su cui è scritto che si tratta di “Comuni contro la violenza sulle donne”.
«È chiaro che un cartello non basta per dire no alla violenza e poter effettivamente impedire che avvengano maltrattamenti o, ancor peggio, casi di omicidi nei confronti delle donne – ha sottolineato Cristina Maccari, vicesindaca e assessora alla Cultura del Comune di Gandino –. Speriamo però che questo piccolo simbolo possa ricordare a tutti che un rapporto debba essere sempre d’amore e non di sopraffazione. Purtroppo i casi che arrivano in tribunale sono ancora molti anche in bergamasca e sono solo la punta dell’iceberg. Questi segnali vogliono anche comunicare alle donne che ci sono persone e associazioni pronte ad aiutarle per uscire da situazioni di violenza a volte nascosta».
Oltre alle autorità e alle associazioni coinvolte, presenti anche alcuni giovani allievi del Civico Corpo Musicale di Gandino, che hanno allietato con intermezzi musicali. A conclusione della mattinata è stata infine aperta nel Salone della Valle di Gandino la mostra temporanea dal titolo “Com’eri vestita?” realizzata dal Gruppo Ideado e visitabile nel corso di questo weekend (già attiva da venerdì 23 maggio e fino a domenica 25 maggio). Un itinerario che scardina alcuni pregiudizi ancora presenti nei confronti delle donne che subiscono violenza: attraverso un’esposizione di abiti associati a storie di violenze, l’obiettivo della mostra è far riflettere sul meccanismo mentale che, attraverso questa domanda, tende a colpevolizzare la vittima, a volte prima ancora del carnefice.
«Crediamo che per combattere le forme di violenza contro le donne bisogna agire a livello di mentalità – ha aggiunto Ivana Rossi del Gruppo Ideado –. Non devono essere le vittime a doversi difendere, ma innanzitutto gli aggressori a doversi porre delle domande, logica che spesso viene ingiustamente ribaltata da questa domanda, come se il fatto di essere vestite in un certo modo possa tutelare o meno una donna dal subire violenze o maltrattamenti».