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Tre opere di Lorenzo Lotto per l’inaugurazione del nuovo Museo Diocesano di Bergamo

Sono tre dipinti di Lorenzo Lotto il cuore della collezione che inaugura il nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo, le cui porte apriranno il 27 settembre 2025 in Città Alta, tra la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni e l’attuale Curia. Si tratta della celebre Trinità, proveniente dalla chiesa di Sant’Alessandro della Croce in via Pignolo, dell’Assunzione di Maria della parrocchia di Celana (Caprino Bergamasco), tra le opere rinascimentali più preziose presenti in Diocesi, e della Madonna con Gesù Bambino in trono, San Giuseppe, San Bernardino da Siena, San Giovanni Battista, Sant’Antonio abate e angeli, conosciuta anche come “Pala di San Bernardino”, capolavoro assoluto del Genio veneziano del Rinascimento, proveniente dall’altare della chiesa di San Bernardino in via Pignolo, che sarà esposta all’interno dell’Aula Picta. In questi giorni è iniziato l’allestimento delle sale del nuovo Museo.
Don Davide Rota Conti, direttore Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo: «Siamo orgogliosi di poter proporre, accanto alle eccellenze della collezione, opere di così grande valore in occasione dell’inaugurazione del nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi; tra queste la “Pala di San Bernardino” di Lorenzo Lotto, che rappresenta uno straordinario capolavoro del Rinascimento. Una meraviglia nella meraviglia, per i visitatori, visto che sarà collocata all’interno dell’Aula Picta, che con i suoi straordinari affreschi duecenteschi, in corso di restauro, è un gioiello della pittura medievale lombarda, tra i più antichi del patrimonio artistico della città. L’allestimento propone un viaggio nella bellezza dell’arte sacra bergamasca lungo 700 anni: è il proseguimento del lavoro avviato dal Vescovo Adriano Bernareggi, che nel 1961 proprio qui inaugurò il primo Museo Diocesano. Il suo impegno nella tutela e nella valorizzazione delle opere d’arte del territorio mostrava allora una sensibilità che riconosciamo come pienamente attuale: anche oggi la mission del Museo e della Fondazione Bernareggi è continuare a coltivare il legame tra arte, fede e comunità locale».

Il nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo si sviluppa su due piani, con 10 sale espositive distribuite su una superficie complessiva di 900 metri quadrati. Ha sede nell’antico Palazzo episcopale, restaurato accuratamente per restituirne alcuni volumi medievali e arricchito da un’area archeologica. Accoglie oltre 60 opere tra dipinti, sculture, arredi liturgici e oggetti preziosi, che coprono un arco temporale dal Trecento al Novecento: dagli scultori medievali a Lorenzo Lotto e Andrea Previtali, da Giovan Battista Moroni a Carlo Ceresa ed Evaristo Baschenis, fino a Giacomo Manzù e Lello Scorzelli.
Il nuovo Museo intende descrivere lo stretto connubio tra fede, verità e bellezza per aiutare a comprendere la Chiesa diocesana di oggi e le sue evoluzioni nel tempo. Il progetto museografico è dinamico: la collezione è composta, infatti, da opere di cui è prevista l’esposizione permanente e da altre, provenienti dalle parrocchie, che saranno presenti a rotazione, occasione di restauro e di studio. Quelle presenti al momento dell’inaugurazione sono diverse e provengono da chiese sia cittadine che di tutta la provincia, in particolare da Albino, Almenno San Salvatore, Colzate, Ponteranica, San Giovanni Bianco, Seriate, Sorisole, oltre che dalle collezioni del Monastero di San Benedetto, dell’Archivio Storico Diocesano, del Seminario Vescovile e del Capitolo della Cattedrale. La rotazione delle opere, coerenti per autore, epoca o stile, permette di mantenere intatto il racconto museale con il duplice obiettivo di valorizzare il vasto patrimonio artistico presente sul territorio e di sottolineare l’appartenenza di questo patrimonio ad una storia comune: la storia dell’arte e della fede della diocesi bergamasca. Completano l’offerta culturale le mostre temporanee ospitate nell’Aula Picta, dedicate a temi o autori specifici.

Silvio Tomasini, conservatore Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo: «Il nuovo Museo Diocesano non si accontenta di segnalare quali sono le opere più significative presenti nelle chiese bergamasche, ma ha l’obiettivo di far comprendere la relazione che c’è stata tra fede dei bergamaschi, artisti e Chiesa di Bergamo. È il luogo in cui capire come l’ispirazione cristiana abbia guidato l’attività degli artisti in tutti i secoli, generando lavori che, con le caratteristiche loro proprie, potevano nascere solo nella nostra terra. Esponiamo alcuni capolavori a rotazione, per farli conoscere e per valorizzare il lavoro di restauro e di studio di cui spesso sono oggetto, mostrando ai visitatori che in tutta la Diocesi ci sono ancora tesori nascosti da riscoprire, e anche scalzando l’idea diffusa per cui un museo, visto una volta, è visto per sempre».

SALA I. IL SOGNO DEL VESCOVO ADRIANO BERNAREGGI. Opere legate alla storia più antica della Chiesa bergamasca e all’azione di tutela del vescovo Bernareggi. Raccontano le origini dell’arte in terra di Bergamo, influenzate da diverse correnti artistiche.
SALA II. L’INTERO NEL FRAMMENTO. Polittici e dipinti su tavola del Quattrocento e del Cinquecento (per la devozione pubblica o la preghiera domestica) rappresentanti le figure principali della fede cristiana – come la Trinità, la Madonna e i Santi – provenienti da alcune chiese della Diocesi e realizzate dalle botteghe bergamasche di Jacopino Scipioni, dei Marinoni, dei Santacroce.
SALA III. SOTTO IL VESSILLO DEL LEONE DI SAN MARCO. Testimonianze dal periodo successivo al 1428, in cui Bergamo diviene parte della Repubblica di Venezia. Protagonisti della sala sono Lorenzo Lotto (1480 ca. – 1556) e Andrea Previtali (1480 circa – 1528).
SALA IV. GIOVAN BATTISTA MORONI: PER AMORE DEL VERO. Protagonisti della sala sono il bergamasco Giovan Battista Moroni (1520/1524 ca. – 1579), formatosi negli anni Trenta del Cinquecento e attivo a Trento durante le sessioni del Concilio, Gian Paolo Cavagna (1550 – 1627) ed Enea Salmeggia, detto il Talpino (1565-1570 – 1626).
SALA V. GREGORIO BARBARIGO: UNA FEDE CHE RINNOVA, UN’ARTE CHE EDUCA. Protagonista del panorama artistico bergamasco nel Seicento – influenzato dall’epidemia di peste ma anche dall’incisivo episcopato di SanGregorio Barbarigo (vescovo di Bergamo dal 1657 al 1664) in piena epoca post-riforma tridentina – fu il bergamasco Carlo Ceresa (1609 –1679).
SALA VI. CON IL LINGUAGGIO DELLA QUOTIDIANITÀ – SALA VI/II. DONI PREZIOSI. Il Seicento e il Settecento, caratterizzato dall’opera delle famiglie dei Caniana e dei Fantoni – che portò alla costruzione e alla decorazione di numerose nuove chiese in tutta la bergamasca – ma anche dalle figure di Evaristo Baschenis(1617–1677), considerato il più importante autore di nature morte in Italia nel XVII secolo, e Vittore Ghislandi, detto Fra Galgario (1655– 1743). In questa sala è collocata la preziosa donazione, da parte dei coniugi Guido Crippa e Carmen Oberti, di nove dipinti di Baschenis, visibili in un unico nucleo espositivo:sitratta della più ampia raccolta al mondo di quadri del pittore, tra le più significative per numero di dipinti, per la varietà deisoggetti, per i periodi
diversi in cui sono stati realizzati.

SALA VII. UNA NUOVA ALLEANZA. Nel corso del Novecento, dopo una lunga fase in cui il rapporto con gli artistisi era progressivamente affievolito, venne ristabilito un dialogo fecondo tra la Chiesa e ilmondo dell’arte. Protagonisti della sala sono l’artista bergamasco Giacomo Manzù (1908 – 1991) e Lello Scorzelli (1921 – 1997).

SALA VIII: AULA PICTA. L’Aula Picta fu la sala delle udienze del Vescovo di Bergamo, un capolavoro dell’arte lombarda interamente decorata con affreschi del XIII secolo. A rendere unici gli affreschi di questa sala nel contesto del panorama pittorico del Duecento è l’associazione tra la particolare funzione del luogo (quando il vescovo rappresentava la massima autorità spirituale ma anche politica e giudiziaria della città, l’Aula Picta era un luogo in cui si redigevano e validavano documenti legati a proprietà e possedimenti, in cui si amministrava la giustizia, ma era anche un luogo di incontro, di dialogo tra le corporazioni e uno spazio in cui sanare i contrasti tra le diverse fazioni) e le raffigurazioni del ciclo pittorico, che accostano scene della vita di Cristo con elementi escatologici (legati, cioè, alla fine dei tempi) e richiami al tema della giustizia attraverso un ampio ricorso al linguaggio simbolico tipico dell’età medievale. Dal giorno successivo all’inaugurazione del nuovo Museo Diocesano, i visitatori che transiteranno all’interno dell’Aula Picta potranno ammirare gli affreschi già restaurati e osservare da vicino il lavoro dei restauratori, che terminerà nel 2026.

SALA IX: STORIE DI PIETRA. La sala, che confina con la Basilica di Santa Maria Maggiore, vuole essere uno degli elementi che raccontano l’intreccio tra la storia della Basilica, dell’Antica Cattedrale e gli spazi che circondano piazza Duomo. Grazie ad un accordo con Fondazione MIA – Congregazione della Misericordia Maggiore, che gestisce la Basilica, in questa sala sono esposte tre preziose sculture realizzate da Giovanni da Campione (1320 – 1375 circa), artista che, con la sua bottega, ebbe un ruolo fondamentale nella decorazione scultorea del Battistero e dei portali della Basilica. Proprio dalla guglia meridionale della chiesa provengono le sculture, di proprietà di Fondazione MIA, esposte fino ad oggi nella navata principale dell’edificio. Un esempio, questo, delle partnership che vedranno coinvolti il Museo Diocesano e altri attori del territorio per la valorizzazione della bellezza e dell’arte. L’ampio scavo archeologico presente nella sala mette in evidenza i resti di alcune domus romane del I secolo d.C., richiamando le ampie aree archeologiche dell’Antica Cattedrale e testimoniando la lunga e articolata storia di questo luogo affascinante.

UNA SALA IMMERSIVA PER RISCOPRIRE LA STORIA DI PIAZZA DUOMO
Oltre alle sale espositive, il Museo offre spazi per conferenze e per attività educative, e una sala multimediale e immersiva posta proprio all’ingresso, dedicata al racconto dello sviluppo architettonico del contesto cittadino in cui il Museo si inserisce, cioè piazza Duomo e gli edifici che la circondano: la Cattedrale, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni, la Curia e il Palazzo della Ragione. Attraverso immagini e ricostruzioni tridimensionali, la sala racconta la nascita dei luoghi più simbolici della Chiesa di Bergamo.

Un biglietto unico (intero €10, con riduzioni e gratuità) consente ai visitatori di compiere un viaggio in oltre 1700 anni distoria, permettendo l’accesso all’antico Palazzo vescovile,sede del Museo – con l’Aula Picta –, al Battistero trecentesco, ai resti dell’antica Cattedrale paleocristiana e all’Oratorio di San Lupo, dedicato all’arte contemporanea (in Città Bassa). Accesso libero e gratuito all’Aula Picta ogni prima domenica del mese, grazie all’accordo tra Diocesi e Fondazione Banca Popolare di Bergamo Ente Filantropico.

 

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