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“Fino all’ultimo seme!”, a Piario e Clusone il raduno nazionale dei mais antichi

Azioni concrete e condivise per preservare, sia fisicamente che idealmente, i semi che nutrono l’umanità: quelli agricoli, che garantiscono la sovranità alimentare e la diversità colturale; quelli culturali, che tramandano storie e identità; e quelli della speranza, che spingono le comunità a resistere e rigenerarsi.

Venerdì 1 e sabato 2 agosto 2025, all’interno della manifestazione “Lo Spirito del Pianeta” a Piario, si tiene in ValSeriana il Raduno Nazionale di Slow Mays, la rete di Slow Food che riunisce produttori, custodi e comunità del mais tradizionale, guidata dal referente nazionale Loris Caretto.

È la tappa fondamentale di un percorso che, da anni vede decine di realtà locali unite e collaborative nella promozione dei territori e delle eccellenze agricole. Fra queste in prima fila il Mais Spinato di Gandino, il Mais Rostrato di Rovetta ed il Mais delle Fiorine di Clusone. L’evento segue di poche settimane l’Assemblea Nazionale di Slow Food tenuta a Roma, presso la sede della FAO, l’11 e il 12 luglio, con il titolo “Un’Altra Idea di Mondo”. Oltre seicento delegati da tutta Italia hanno discusso il futuro del movimento e promosso sistemi alimentari equi, sostenibili e inclusivi.

“SlowMays – ha spiegato nella capitale Antonio Rottigni, delegato Slow Mays Lombardia e vicepresidente della Comunità del Mais Spinato di Gandino – nasce con un obiettivo chiaro: custodire un patrimonio fragile ma fondamentale. Parliamo delle varietà tradizionali di mais, dei saperi contadini legati alla loro coltivazione e delle comunità che, generazione dopo generazione, hanno fatto da presidio vivente alla biodiversità, alla sovranità alimentare e alla coesione sociale. Fragile, perché queste risorse e conoscenze rischiano ogni giorno di scomparire sotto la pressione di modelli economici, agricoli e culturali che spingono verso l’omologazione, la perdita d’identità, l’abbandono delle aree rurali e la rottura del rapporto profondo tra uomo e terra. Fondamentale, perché custodire i semi, le culture e i paesaggi significa preservare anche l’anima delle cose, il senso profondo della vita, della relazione e della comunità. Ciò che appare come una semplice questione agricola è in realtà una sfida culturale, politica e spirituale. Dietro ogni seme locale c’è una storia, un paesaggio, una relazione con la terra. I semi non sono solo strumenti di coltivazione, ma segni tangibili di rispetto, memoria e futuro”.

Fanno parte della rete di Slow Mays trentasei diverse varietà in Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Lazio e Abruzzo.

Sono oltre 160 i produttori al momento coinvolti. Il Manifesto Nazionale è stato siglato a Gandino nell’ottobre 2023 e si fonda su principi non derogabili, come la tutela attiva della biodiversità, l’accesso quotidiano per tutti ad un cibo “buono, pulito e giusto”, la condivisione di buone pratiche, risorse e progetti per la salvaguardia dei mais ad impollinazione libera, la valorizzazione dell’agricoltura su piccola scala. Il Raduno Nazionale porterà in ValSeriana delegati da tutta Italia e sarà impreziosito dalla presenza di ospiti illustri, esponenti del mondo accademico, gastronomico e istituzionale.

“La scelta di ospitare l’evento all’interno de “Lo Spirito del Pianeta” – sottolinea Andrea Messa, coordinatore dell’Associazione Grani Asta del Serio – riflette non solo la condivisione di valori profondi, ma anche la volontà di dare al nostro lavoro una cornice inclusiva e rappresentativa. Al Festival, da oltre vent’anni, si ritrovano popoli nativi e tribù di tutto il mondo, portatori di culture e relazioni antiche con la terra. Il tema del Raduno Slow Mays sarà “Fino all’ultimo seme – non un agricoltore di meno”: vuole essere un invito a custodire e tramandare il patrimonio genetico e culturale legato al mais e alle comunità che lo coltivano”.

I lavori del Raduno si articoleranno venerdì 1 agosto su assemblea plenaria e tavoli di lavoro (dalle 14.30 alle 18 presso la Casa dell’Orfano di Clusone) e, soprattutto, alle 20.30 sul convegno pubblico sul palco centrale de Lo Spirito del Pianeta, cui porterà il suo saluto in video Carlo Petrini, mentre saranno presenti in dialogo diretto Ivano Carcano (patron del Festival), Loris Caretto, Antonio Rottigni, Giuliana Daniele (presidente di Slow Food Lombardia) con il coordinamento di Paolo Confalonieri e la partecipazione degli agricoltori della rete Slow Mays. Sabato 2 agosto nuova sessione di tavoli di lavoro alla Casa dell’Orfano dalle 10 alle 12.30, con successive visite guidate a realtà e borghi storici di Rovetta, Clusone e Gandino in collaborazione con Promoserio e con le realtà locali di promozione territoriale.“Non dobbiamo salvare il mondo – conclude Rottigni – la terra ha già visto tante estinzioni e la natura continuerà ad evolvere e rinnovarsi con o senza di noi. Non facciamolo solo per salvare la biodiversità agricola o le ricette tradizionali. Facciamolo per salvare qualcosa di molto più profondo: la nostra anima. Perché in fondo è questo che è in gioco. E se perdiamo questo, rischiamo di diventare anche noi solo un prodotto omologato fra tanti! Un’altra idea di mondo passa dall’anima”.

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