Il taglio del nastro è stato come un sospiro di sollievo. Finalmente Clusone ha la sua nuova scuola dell’infanzia. Sono state superate le difficoltà, le polemiche, le incertezze. Perfino la crisi, che puntuale ha messo lo zampino. Ma oggi non è giorno per rivangare il passato. Oggi è giorno di festa. Soprattutto per i bambini. E i bambini chiamano il futuro.
La nuova scuola dell’infanzia «Clara Maffei» è stata inaugurata tra tanti sorrisi e qualche occhio lucido. Gioia e commozione hanno attraversato tutta la cerimonia. Del resto, un asilo è qualcosa che sta vicino al cuore di una comunità. Se non fosse così, forse quest’opera non sarebbe stata portata a termine. Lo hanno sottolineato in tanti, questa mattina.

Il nuovo asilo è stato costruito grazie a un accordo tra il Comune e gli attuatori del Programma integrato d’intervento «Clara Maffei»: Immobiliare Percassi e parrocchia di Clusone. Fondamentale, per centrare l’obiettivo, è stato poi il ruolo giocato dalla Fondazione «Clara Maffei», l’ente che gestisce la scuola.
«Oggi ritengo di dover sottolineare un valore importante, unico e tanto cercato: la condivisione – ha detto il sindaco Paolo Olini -. La condivisione di un’opera e di un’idea, voluta e cercata con tenacia da parte dell’Amministrazione comunale, della Fondazione e degli attuatori».

«Questa è un’opera curata nei minimi dettagli, che può offrire tanto. Anche nuovi servizi. A cominciare dall’asilo nido – ha aggiunto Olini -. Uno dei motivi che ci ha spinto a mantenere qui l’edificio, nella sua sede storica, è perché vicino abbiamo la scuola primaria e secondaria, l’oratorio. Tutti servizi importanti per la crescita dei nostri ragazzi e dei nostri bambini». Il primo cittadino ha rimarcato infine: «Come cittadini dobbiamo essere orgogliosi del lavoro di squadra che siamo riusciti a realizzare».

I numeri della nuova struttura sono stati presentati dal presidente della Fondazione «Clara Maffei», Gianni Lazzari. La scuola dell’infanzia si trova su un terreno di 3850 metri quadri, la superficie utile dei locali è di 1818 metri. L’edificio è dotato di una vasca di accumulo da cinquemila litri e di una vasca di laminazione da 80mila litri per il recupero dell’acqua piovana. Dispone inoltre di ventilazione meccanica controllata per assicurare il ricambio d’aria in tutti gli spazi. Sul tetto ci sono 17,6 kilowatt di pannelli solari. Tutta l’illuminazione è a led, quindi a basso consumo. Il riscaldamento è a pavimento, con la possibilità di controllare la temperatura aula per aula. Quattordici telecamere sorvegliano il perimetro esterno. C’è un garage con 16 posti auto. Tutta la struttura può essere gestita da remoto.

L’asilo può contare su un giardino di 900 metri quadrati. La cucina è abilitata per 500 pasti al giorno (in futuro potrebbe essere sfruttata anche per la scuola primaria). L’asilo nido può ospitare fino a 28 bambini, la primavera 40, la scuola dell’infanzia 224. Oggi ce ne sono 164 all’infanzia, 32 alla primavera e 7 all’asilo nido.

«È una scuola pensata per il futuro», ha detto Lazzari. Il presidente della Fondazione ha poi ringraziato tutte le persone che si sono spese per ottenere questo risultato: gli attuatori, le suore della Sapienza (che hanno ospitato l’asilo nel loro stabile di via Trieste durante i lavori), il Comune, i progettisti, le imprese, i tanti volontari, il personale della scuola.

Prima della benedizione e del taglio del nastro, sono intervenuti anche gli attuatori. «Da parte nostra è stato un grosso sacrificio – ha detto Francesco Percassi -. I soci di Immobiliare Percassi da sempre sono abituati a rispettare gli impegni. Fin dall’inizio abbiamo voluto trovare la soluzione più intelligente, più efficiente, più veloce per arrivare oggi a tagliare questo nastro».

Monsignor Giuliano Borlini ha espresso la sua sorpresa nel vedere «questa mattina tante persone commosse, tornando in questo ambiente e vedendolo così bello». A margine della cerimonia, l’arciprete di Clusone ha aggiunto che «la parrocchia ha contribuito alla realizzazione dell’opera in maniera molto convinta, superando tante difficoltà, grazie anche al sostegno della Curia diocesana. È stato un sacrificio, ma lo abbiamo fatto volentieri».