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Ardesio, tra le fiamme la magia del Zenerù

Tantissime persone. Difficile quantificarle. Di sicuro migliaia. Hanno raggiunto Ardesio per partecipare ancora una volta alla Scasada del Zenerù. In mezzo a un frastuono di campanacci hanno accompagnato gennaio incontro al suo destino già scritto.

Il copione è andato in scena sempre uguale. Partenza dal Ponte Rino, sosta per vin brulè e saltaso al ristorante La Piana. Ritorno verso il Ponte Rino, poi il centro, un giro della chiesa, fino ad approdare al piazzale della biblioteca. L’ultimo atto è stato il grande falò dove col Zenerù sono bruciati l’inverno, il freddo e – perché no – i cattivi pensieri e la paura.

Quest’anno Flaminio Beretta, come sempre ideatore del tema, ha immaginato che gennaio cercasse di scappare in parapendio, planando dalla chiesa di Santa Lucia a Botto Alto. Una fuga destinata però a finire contro un albero. La storia è stata poi rappresentata sul carro portato in giro per il paese. Realizzato con cura e tanta attenzione ai dettagli, è finito tra le fiamme, abbracciando la sua sorte di cenere.

Ma del resto la Scasada del Zenerù è anche questo: il fascino di un rito sempre uguale. Anche le novità, i piccoli aggiustamenti introdotti negli anni, diventano parte di una tradizione, sposano la consuetudine. Forse sta qui il segreto di tanto successo. Nella capacità di rinnovarsi, conservando però la suggestione di tempi antichi, lontani.

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