E’ l’ennesimo caso di quella che ormai sembra una lotta tra i Comuni e lo Stato centrale. Di come in Italia anche le iniziative nate con le migliori intenzioni possano alla fine trasformarsi in beffa. Tanto da spingere un sindaco a scrivere direttamente al presidente del Consiglio per chiedere spiegazioni. Anche in modo piuttosto energico.
Il sindaco in questione è Flora Fiorina, prima cittadina di Gandellino. Nei giorni scorsi ha fatto partire dal suo Comune una lettera indirizzata a Palazzo Chigi e destinata all’attuale inquilino Matteo Renzi. In copia, sono stati messi anche il presidente dell’Anci Piero Fassino e i segretari di Sel Paolo Cento, Ncd Angelino Alfano, Lega Nord Matteo Salvini. Tutto nasce dal decreto legge 78/2015 con il quale, si legge nella lettera, il Governo dava “la possibilità ai Comuni, previa richiesta nei termini, di spazi finanziari finalizzati alla riduzione dell’obiettivo del patto di stabilità (cioè di poter usare i propri soldi, quelli dei propri cittadini, risparmiati negli anni) per affrontare problematiche relative alla messa in sicurezza del territorio”.
A Gandellino c’è una valletta da sistemare: “pressoché priva d’acqua nei periodi di secca, diventa pericolosa nel periodo autunnale, inondando la piazza e sovente una casa. Lo scorso ottobre – spiega il sindaco nella lettera – per ben due volte gli abitanti hanno dovuto lasciare l’abitazione, anche di notte, perché l’acqua giungeva alla caviglia e i miei assessori di persona hanno cercato con mezzi di fortuna di deviare l’acqua”. Da qui la richiesta da parte del Comune di spazi finanziari pari a 65 mila euro per un intervento di messa in sicurezza. In questi giorni è arrivata la risposta del Governo: il Comune può derogare dal Patto per 1000 euro.
“Ancora una volta – scrive la prima cittadina di Gandellino – non è possibile far fronte ad un’emergenza nonostante la tanto sbandierata disponibilità del Governo a prevenire disastri idrogeologici”. Poi lo sfogo: “1000 euro, è una presa in giro? Neppure quel che si spende in un mese per mantenere un profugo che forse profugo non è, visto che non siamo in grado neppure di accertarne a volte l’identità. E non ci tacci di razzismo perché proprio non lo siamo”. La conclusione suona amara: “A questo punto ci chiediamo: l’Italia cos’è? Dov’è? Per chi è?”.