La Consob, l’ente che sovrintende al funzionamento della Borsa, con un provvedimento emesso il 2 luglio ha radiato Benvenuto Morandi dall’albo dei promotori finanziari. L’ex direttore della filiale Private Banking d’Intesa San Paolo a Fiorano al Serio (ed ex sindaco di Valbondione) è coinvolto dall’estate 2013 in un polverone finanziario per il quale si sta celebrando il processo a Bergamo. La Consob ha esaminato le rendicontazioni che Morandi aveva consegnato ad alcuni suoi clienti, 51 di queste sono risultate artefatte. Ai clienti venivano prospettate situazioni finanziarie gonfiate. L’ex direttore avrebbe anche spostato somme da un conto all’altro, senza averne titolo e spesso falsificando le firme per tranquillizzare i clienti che non si accontentavano delle sue rendicontazioni. In una di queste il portafoglio era stato gonfiato di oltre 3 milioni e 600 mila euro. Nel documento di espulsione il presidente della Consob Giuseppe Vegas fa presente «da un lato l’elevata consistenza della somma oggetto della condotta e dall’altro che non vi è evidenza in atti di alcuna condotta restitutoria da parte del signor Morandi». Su questo aspetto uno dei difensori, l’avvocato Angelo Capelli, precisa che Morandi «in tutto questo non ha intascato un euro. E questo non lo dice lui, ma la Finanza che ha compiuto gli accertamenti durante l’inchiesta della Procura». «Quello che contesta la Consob – prosegue il legale – è l’infedeltà nella rendicontazione, che Morandi ha ammesso. Ma prospettare rendiconti diversi dalla situazione reale non vuol dire sottrazione di denaro».
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