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Una statua suggella l’amicizia tra lo Zimbabwe e Gandino

Statua Zimbabwe Gandino

Una madre africana, con una mano sul cuore, suggella l’amicizia tra Gandino e lo Zimbabwe. Collocata nel Giardino del mais, la statua è il segno concreto, tangibile, dello stretto legame che si è instaurato tra il paese della Val Seriana e lo Stato africano. Oggi, per lo scoprimento dell’opera, era presente anche il console Georges El Badaoui. Il piccolo giardino realizzato in paese, tra l’oratorio e la caserma dei carabinieri, diventa così ancor più simbolo di biodiversità, visto che già da qualche anno al suo interno è presente una riproduzione di una testa Olmeca, ricordo dell’antica civiltà precolombiana che si dedicò alla coltivazione del mais.

La cerimonia per lo scoprimento della statua donata dello Zimbabwe è stata inserita nel ricco programma allestito per «I giorni del Melgotto», in particolare all’inizio della giornata che al mattino prevede la raccolta delle pannocchie nei campi e al pomeriggio la scartocciatura in piazza. Tra le piante di mais, impegnati a scovare le pannocchie, c’erano anche diversi bambini che a scuola stanno portando avanti con le loro insegnanti un progetto dedicato proprio al Melgotto.

Bimbi mais
I bambini con le pannocchie raccolte nei campi

Oltre a bimbi e maestre, al Giardino del mais c’erano il sindaco Elio Castelli, il presidente della Comunità del Mais spinato Filippo Servalli, il presidente della Commissione De.C.O. (Denominazione comunale d’origine) Antonio Rottigni. «La comunità di Gandino considera l’opera d’arte che oggi riceviamo non soltanto un dono prezioso, ma soprattutto un simbolo dell’amicizia del Governo e del popolo dello Zimbabwe», ha detto il primo cittadino di Gandino.

Il console dello Zimbabwe ha avuto parole di apprezzamento per il paese della Val Seriana: «A Gandino siete tutti uniti, come una famiglia, per un progetto. Non è questione solo di fare una polenta, qui c’è molto di più: si vede che c’è questa forza di unità e di marketing. Avete usato il cuore e il cervello per mettere tutto dentro a un progetto». Georges El Badaoui ha spiegato che la statua, in marmo pregiato, scolpita a mano, rappresenta «la tipica madre africana, una donna contadina che porta avanti il lavoro più pesante. È quindi legata al mais, perché in Zimbabwe il mais è il cibo di tutti i giorni: non si mangia pane, ma una sorta di polenta». Il console ha poi voluto ricordare Ivan Moretti, il geometra di Cazzano da poco scomparso che tanto si era speso per il progetto del mais spinato: «Questa statua la voglio donare soprattutto a lui».

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Categorie: Notizie
Tag: mais spinato, Zimbabwe

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