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STELLAR REVIVAL – Love, Lust And Bad Company

Prima di entrare nel merito del disco degli Stellar Revival, mi prendo un attimo di tempo per parlarvi dell’etichetta che pubblica il disco in questione, la Lions Pride Music. Nata da poco tempo in Danimarca per merito di Carsten Nielsen, l’etichetta ha come missione primaria quella di proporre sia musica nuova che soprattutto rendere disponibili per il mercato europeo alcune uscite discografiche che per vari motivi non hanno conosciuto molta esposizione al tempo dell’uscita o che comunque sono rimaste confinate in un ambito strettamente underground. Tra le uscite totalmente nuove vale la pena di segnalare l’album d’esordio dei nostri compatrioti Zaneta, “Tales From the Sun”, ottimo esempio di melodic rock, mentre ben più nutrita è la prima ondata di ristampe europee che annovera tra le altre i brasiliani Crossrock e Marenna, i rockers americani Stone Machine, usciti con un best dei loro primi tre album con un paio di pezzi inediti, i southern rockers Moonshine e prossimamente anche gli australiani  Ragdoll e gli americani Lynam. Quella degli Stellar Revival è una ristampa molto interessante, anche in considerazione del fatto che la band non esiste più con questo nome, troviamo infatti un paio di componenti originali in un nuovo progetto chiamato Southern Gentlemen ( curiosamente nel retro copertina appare proprio il terzetto in questione ). Uscito nel 2013 su Capitol Records, il disco ha goduto di una promozione pari a zero, come dimostra il fatto che anche da noi il disco è passato totalmente inosservato ( la band ha anche suonato in Italia nel 2012 come spalla agli Shinedown ). Onore e merito dunque alla Lions Pride che riporta all’attenzione un disco che farà la felicità di chi ama le sonorità “moderne” ma sempre con un occhio rivolto al party rock degli anni ’80. Se dovessi fare un nome per rendere l’idea, direi che gli Hinder sono la band a cui gli Stellar Revival si avvicinano di più, proprio grazie al fatto di riuscire a coniugare due attitudini così distanti, ricordando anche un’altra band meteora molto valida come i Rev Theory. Prodotto da Brian Howes ( Nickelback, Daughtry ) e masterizzato da Ted Jensen ai leggendari Sterling Sound di New York, il disco si apre con “The Crazy Ones”, che in quattro minuti mette bene in evidenza tutte le peculiarità degli Stellar Revival: un bel giro rock’n’roll con robuste dosi di groove, cantato bello spinto, cori ariosi e attitudine da nuovo millennio. Sicuramente molto riuscite anche “Watch You Walk Away” ( dotata di un potenziale commerciale notevole ) e la title track, canzone che spogliata di qualche suono più “moderno” non avrebbe sfigurato su uno dei dischi più recenti dei Buckcherry. Il paragone con gli Hinder emerge prepotentemente in “Saving Grace” e “Bottom Line”, mentre con “Cross Your Heart” ( and Hope to Die ) i nostri si cimentano in una ballatona di buonissima fattura. Da segnalare come bonus tracks la presenza delle versioni acustiche di Saving Grace” e della stessa “Cross Your Heart” ( entrambe molto emozionali ) e di due inediti in versione demo che altro non fanno che aggiungere valore ad un album che merita di essere riscoperto.

 

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