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VOODOO HILL – Waterfall

Sono ormai tanti anni che il chitarrista ligure Dario Mollo ci tiene compagnia con i suoi progetti dopo essere stato membro di una delle band storiche della scena hard -heavy italiana, i Crossbones, autori nel lontano 1989 di un disco tuttora ricercato dagli appassionati. Molto apprezzato anche come produttore, Mollo giunge al terzo capitolo della saga dei Voodoo Hill, dopo aver realizzato anche tre dischi sotto il monicker The Cage con alla voce l’ex cantante dei Black Sabbath Tony Martin. Nel progetto Voodoo Hill invece colui che troviamo dietro il microfono è quello che molti chiamano “The Voice of Rock”, ovvero Glenn Hughes, famoso per i suoi trascorsi nei Deep Purple e in tanti altri progetti come Trapeze, Black Country Communion e California Breed, oltre ad una nutrita discografia semplicemente a nome Glenn Hughes. Era dal 2004 che Mollo non pubblicava un nuovo capitolo a nome Voodoo Hill, e mi sento di dire che l’attesa è stata ripagata dalle 11 canzoni che compongono questo “Waterfall”. Il genere è quello che ha sempre caratterizzato i lavori di Mollo, un hard rock dal forte sapore seventies con in primo piano la sempre splendida voce di Glenn Hughes e la chitarra che disegna territori ideali per le scorribande dell’ex Deep Purple.  Tocca a “All That Remains” il compito di aprire il disco con un’aria molto sbarazzina, melodic rock di buonissima fattura che ci riconsegna un Glenn Hughes in ottima forma, alle prese con sonorità più lineari che con il suo ultimo progetto California Breed, disco che a dire il vero non mi aveva convinto più di tanto. Mid-tempo più roccioso è invece “The Well”, che con “Eldorado” forma una coppia di potenti scariche hard rock. Molto bella è la title track “Watefall”, quasi 7 minuti di  semi-ballata dalle forti venature seventies, con un grande Hughes e con un solo di Mollo tra i più belli del disco, a dimostrazione delle grandi doti ( alcune volte dimenticate ) del chitarrista ligure. “Underneath and Down Below” suona invece come l’ideale ponte tra i Voodoo Hill e i sopra citati The Cage, con tastiere di sottofondo a rifinire un pezzo molto Black Sabbath era Tony Martin. Molto buona anche “Sunflower”, brano dall’incedere classic rock e in cui ancora una volta bisogna sottolineare la prova maiuscola di Hughes. In “Evil Thing” si mette in evidenza la sezione ritmica formata da Riccardo Vruna alla batteria e dal fido Dario Patti al basso, altro tassello di un album molto solido e che non conosce particolari cali di tensione.

 

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