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Clusone, foto per non dimenticare Auschwitz

Non è possibile abituarsi alle immagini di Auschwitz. Mille volte abbiamo visto quella scritta, «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), mille volte il filo spinato, i vagoni della morte, i forni crematori, i cumuli di occhiali e di scarpe. Mille volte, ma è sempre come fosse la prima: l’orrore non lascia mai indifferenti. Accade anche con la mostra allestita in questi giorni in biblioteca a Clusone, con le fotografie di Ilaria Poletti, trentenne che abita a Cerete.

Auschwitz (foto di Ilaria Poletti)
Auschwitz (foto di Ilaria Poletti)

«La mostra è un reportage fotografico che ho realizzato durante un viaggio in Polonia di qualche anno fa – spiega Ilaria Poletti –. Il tema è quello che oggi resta della Shoah, che si può ancora vedere: i campi di sterminio, di concentramento, i lager tedeschi, all’interno dei quali furono deportati milioni di ebrei, ma non solo. Anche prigionieri politici, zingari, omosessuali. Le fotografie vogliono dare un’idea delle condizioni nelle quali queste persone erano costrette a vivere. Emerge la fame, il freddo, la sofferenza, le atrocità e soprattutto la morte».

Auschwitz (foto di Ilaria Poletti)
Auschwitz (foto di Ilaria Poletti)

Gli scatti, tutti in bianco e nero, insistono sulla disumanità di Auschwitz. Eppure il titolo della mostra è «La Shoah, una storia umana». «Nonostante la disumanità delle condizioni in cui sono state costrette a vivere queste persone, i sopravvissuti hanno in un certo senso tramandato l’umanità di questa esperienza – prosegue Ilaria Poletti –. Tutte le fotografie, quindi, sono accompagnate da una didascalia che è la citazione di un libro o di un film dedicato al tema della Shoah, proprio per sottolineare l’umanità delle persone che hanno vissuto questa condizione».

Auschwitz (foto di Ilaria Poletti)
Auschwitz (foto di Ilaria Poletti)

Ilaria Poletti sottolinea infine che la mostra vuole essere un suo «tentativo di dare un contributo al ricordo, in occasione della Giornata della memoria. Per non far dimenticare quello che è avvenuto, nella speranza che non possa più accadere». Le fotografie in mostra si potranno vedere fino all’8 febbraio, negli orari d’apertura della biblioteca.

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