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Forno di Gavazzo, per la minoranza stop illegittimo

Il vecchio Forno fusorio di Gavazzo tiene caldo – è il caso di dirlo – il dibattito politico a Valbondione. L’altra sera il Consiglio comunale ha annullato gli atti con i quali l’amministrazione precedente e il commissario prefettizio si erano impegnati ad acquistare l’area sulla quale sorgono i ruderi. Ma secondo la minoranza (lista civica «Vivere Valbondione») è proprio quest’ultima delibera ad essere illegittima.

«La delibera del 2012 e quella del 2014, secondo noi, non dovevano essere annullate perché le riteniamo legittime – esordisce la capogruppo Romina Riccardi –. La prima, è vero, mancava di copertura finanziaria, ma questo non comporta la nullità dell’atto di spesa, come si legge nella normativa. Tant’è che la stessa copertura poteva essere messa nel prosieguo del provvedimento. L’unico vizio di forma sussisteva nel protocollo d’intesa tra l’ex sindaco e la Ski Mine. Infatti, nel 2014, è seguito il compromesso di acquisto del terreno sul quale sorgono i ruderi dei forni tra il commissario e la Ski Mine dopo la delibera del 22 maggio che lo andava a sanare».

Secondo la maggioranza, anche questo atto è illegittimo perché la normativa imponeva ai comuni di acquistare immobili solo a certe condizioni. «Il commissario delibera consapevole del decreto 98 del 2011, che prevede l’indispensabilità e l’indilazionabilità per gli acquisti degli immobili dal 1° gennaio 2014 – sostiene Riccardi –. Ma definisce lo stesso l’acquisto perché il decreto non si applica alle operazioni programmate prima del 31 dicembre 2012. La delibera del giugno 2012 ne è la prova, visto che venne votata all’unanimità».

L’annullamento delle due delibere, secondo la minoranza, è quindi «illegittimo». Questo perché, prosegue la capogruppo, «non sussistono i tre criteri stabiliti dalla legge. Infatti, la norma prevede che l’annullamento avvenga entro 18 mesi e qui sono passati quattro anni per la prima e 22 mesi per la seconda (quella del commissario). Inoltre, non si è tenuto conto degli interessi della Cooperativa Ski Mine (proprietaria dell’area, ndr), che potrebbe fare ricorso al Tar e di fronte a un’eventuale sentenza a suo favore il Comune potrebbe anche rispondere di danno erariale». Questi, dunque, i motivi che hanno portato il gruppo di opposizione a votare contro.

Il recupero del forno fusorio faceva parte di un progetto di riqualificazione delle vecchie aree dismesse di Alta Val Seriana e Val di Scalve. Nell’intervista rilasciata ieri ad Antenna2, la prima cittadina di Valbondione Sonia Simoncelli ha dichiarato che «nelle previsioni del Pgt attuale solo una piccola parte del complesso doveva essere oggetto dell’iniziativa culturale. Tutto il resto è destinato ad essere convertito in edilizia civile, quindi ancora seconde case».

Anche in questo caso, Romina Riccardi non è d’accordo: «Il terreno in questione è molto vasto e il progetto della “Via del ferro” prevedeva per il primo lotto il recupero non di una minima parte dei vecchi forni, ma di tutto il nucleo dei fabbricati. La realizzazione del residence faceva parte di un altro lotto». Infine, la capogruppo di minoranza sottolinea: «Per i forni si è detto che non ci sono i soldi. Ma per le due delibere di annullamento presentate in Consiglio, compresa quella del Pgt, sono stati chiesti i pareri di quattro legali: spese per più di 10 mila euro. Quindi, per gli avvocati ci sono i soldi?».

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