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Forno di Gavazzo, svanito il «sogno» della Ski Mine?

Non nasconde la propria delusione, Anselmo Agoni. Il presidente della cooperativa Ski Mine settimana scorsa ha visto svanire il proprio «sogno» di una «Via del ferro» capace di collegare le miniere dell’Alta Val Seriana a quelle della Val di Scalve. Il Consiglio comunale di Valbondione ha infatti annullato gli atti con cui le precedenti amministrazioni si impegnavano ad acquistare dalla stessa cooperativa l’area del vecchio forno fusorio di Gavazzo. Da lì avrebbe dovuto partire il progetto di riqualificazione sancito da un accordo di programma del 2009. Ora però tutto viene rimesso in discussione.

«Ce l’aspettavamo visto che da quando questa amministrazione è entrata in carica due anni fa non ha mai dimostrato interesse per questa iniziativa. Addirittura hanno sempre cercato di ostacolare il passaggio di proprietà al Comune. È un peccato perché questo bene deve appartenere alla popolazione di Valbondione», commenta Agoni, a capo di una cooperativa che gestisce siti minerari dalla Val di Scalve alla Val Trompia.

L’area del vecchio forno, chiuso dagli anni Venti del secolo scorso, è stata acquistata dalla Ski Mine nel 2008. «Ci siamo fatti promotori del suo recupero – prosegue Agoni –. Era un progetto molto ambizioso e, non avendo la forza economica per sostenere una tale operazione, in accordo col Comune avevamo pensato di cedere il sito. Purtroppo gli eventi che si sono succeduti nel corso degli anni non hanno permesso di portare a compimento gli interventi».

Agoni ci mostra i diversi progetti predisposti per ridare vita al mucchio di ruderi rimasti sulla sponda del Serio. «Il villaggio minerario veniva recuperato in vari lotti partendo dal forno del 1400 ai carbonini, alla fonderia che sarebbe diventata una sala conferenze multimediale, alla bellissima villa Liberty per accogliere i visitatori. Poi c’erano tutti gli immobili dove vivevano i mineranti che sarebbero diventati biblioteche e centri studio».

Davvero un progetto molto ambizioso, legato al recupero delle miniere della Manina. «Noi come società eravamo più specializzati nel recupero delle miniere e nel 2008 abbiamo sistemato un primo tratto a Lizzola. Avendo individuato una galleria che traforava la montagna fino a Vilminore, avevamo inserito in questo progetto anche il collegamento intervallivo che partiva dal ribasso Maria e sbucava al livello Venezia. Le rotaie erano già posate, occorreva solo sistemare gli imbocchi. Ci sarebbe stato un trenino che portava i visitatori da Valbondione alla Val di Scalve».

Il progetto era quello di creare nell’area del forno fusorio di Gavazzo un grande polo culturale per l’accoglienza dei visitatori. Da lì sarebbe partita «una “Via del ferro” che andava alle miniere di Lizzola e usciva a Vilminore. Poi con un bus navetta si arrivava alle miniere di Schilpario. E ritorno. Questo era un grande sogno che avevamo in collaborazione con il Parco delle Orobie, col Comune di Vilminore e il Comune di Valbondione con cui era stato siglato un accordo di programma». Quello del 2009.

Alcuni interventi sono stati anche realizzati. «Con la precedente amministrazione siamo a restaurare solo la prima palazzina in stile Liberty, il piazzale antistante, il ponticello. Era un primo lotto di lavori funzionale per il seguito». Il nastro è stato tagliato a settembre del 2013, ma poco dopo il Comune è finito commissariato per le vicende che hanno coinvolto l’allora sindaco Benvenuto Morandi. «Quelli che son venuti dopo non hanno mai visto di buon occhio questo progetto, tanto è vero che hanno cercato tutti i cavilli per annullarlo – prosegue Agoni –. Non voglio metter becco nelle loro scelte amministrative perché non mi compete. Purtroppo ne è andato di mezzo il seguito di questa iniziativa».

Solo su un aspetto il presidente della Ski Mine vuole puntualizzare: «Hanno motivato la rinuncia a dar seguito all’acquisto dicendo che questa operazione nascondeva una speculazione. Ma è una cosa assurda perché sarebbe stato il Comune ad acquistare l’area e poi avrebbe fatto quello che voleva dei fabbricati. Poteva adibirli a museo o a zona residenziale». Resta il fatto che l’amministrazione ha deciso azzerare tutto. «Adesso ci consulteremo coi nostri legali e vedremo cosa si potrà fare», dice Agoni. Ricorso in arrivo?

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