Giancarlo Salvoldi, originario di Ponte Nossa, è stato deputato dei Verdi nella decima legislatura, dal 1987 al 1992: governi Goria, De Mita e Andreotti, per intenderci, con il ciclone Tangentopoli alle porte. Si considera un po’ il «padre» del Tram delle valli, perché riuscì a far approvare in Parlamento una proposta per riportare le rotaie in Valle Seriana e Valle Brembana. Ora che la tranvia è tornata al centro del dibattito politico, con il progetto di prolungamento fino a Vertova, rivendica il proprio impegno.
«Sono orgoglioso di aver dato i natali a quest’opera in Parlamento nel 1990 e se adesso tutti la vogliono vuol dire che l’opera era molto buona – sottolinea –. Significa che la politica quando pensa al bene comune invece che all’interesse dei privati può fare ottime cose. Io credo che siamo in tanti, laici o cristiani, che lavoriamo e siamo paghi del nostro dovere».
Certo, trovare circa 40 milioni, tanto si prevede costerà il nuovo tratto, non pare proprio impresa facile di questi tempi. «Ci sono due strade che potrebbero essere percorse – prosegue Salvoldi –. Una utilizzare i criteri che vengono applicati in Germania, Francia, Croazia, Slovenia per fare strade e ferrovie, dove si hanno costi decisamente inferiori. Là, invece di 40 milioni, un’opera simile costerebbe 30 o forse 25 milioni. Un’altra indicazione potrebbe essere: oggi abbiamo molte linee di pullman che hanno quasi utenza zero. So che il servizio di trasporto dev’essere in perdita, so che si fa anche per pochi, ma quando l’utenza è ridotta allo zero è meglio toglierle. E lì si potrebbero avere dei risparmi».
Secondo l’ex parlamentare dei Verdi, bisogna avere il coraggio di osare: «La valle trae solo che vantaggi se la linea del tram viene in avanti. La valle ci sarà anche tra cento anni e come è arrivata ad Albino, anche se qualcuno diceva “i sogni del treno dell’onorevole Salvoldi”, l’opera arriverà fino a Vertova. La lungimiranza di tanti uomini politici che ci sono e ci saranno farà sì che l’opera venga compiuta qui e in Val Brembana».
