Notizie

Non hai pagato gli impianti? Me li riprendo

Sembra non esserci pace per la stazione sciistica di Lizzola. Presto l’impianto d’innevamento della pista «Due Baite», lo «Ski stadium», sarà in parte smantellato. Quando la Sviluppo turistico Lizzola (Stl) è fallita, nel 2014, non erano stati pagati tutti i materiali forniti dalla TechnoAlpin di Bolzano per il completamento dell’impianto. A settembre la ditta ha citato il Comune di Valbondione, in qualità di appaltante dei lavori. L’Amministrazione comunale ha allora incaricato lo studio R&P di Bergamo per l’assistenza legale. Si è infine giunti a una mediazione. Il risultato è che entro il 30 giugno la ditta ritirerà le lance sparaneve.

La vicenda è stata al centro del Consiglio comunale che si è tenuto ieri sera. Una seduta con un solo punto all’ordine del giorno: le comunicazioni «in merito alle opere dello Ski stadium. Impianto innevamento pista Due Baite», appunto. Il sindaco Sonia Simoncelli ha anzitutto ripercorso tutti i passaggi, a partire dalle prime delibere del 2002 fino ad oggi.

Il progetto definitivo-esecutivo dello «Ski stadium» (illuminazione e innevamento artificiale della pista e realizzazione di una nuova tribuna) viene approvato nel 2006 per una spesa complessiva di oltre 426 mila euro (in parte coperti con finanziamenti, in parte con fondi di bilancio). I lavori sono affidati a una ditta austriaca. Dopo diverse sospensioni, ha spiegato la prima cittadina, l’impresa «non ha più provveduto a completare i lavori». Si giunge quindi alla risoluzione del contratto. Alla gara d’appalto non hanno però partecipato altre ditte e quindi non si possono affidare le opere alla seconda classificata. Inoltre, l’impianto d’innevamento era stato progettato con caratteristiche meccaniche alle quali non era più possibile attenersi.

A giugno del 2012, allora, Stl propone al Comune di completare l’opera, per un totale di 231.240 euro, per avere a disposizione lo «Ski stadium» entro la stagione sciistica successiva. Viene stipulata una convenzione in cui si stabilisce che sarà Stl a realizzare i lavori che restano, dietro l’impegno a farsi carico delle risorse mancanti del nuovo quadro economico. Il Comune s’impegna a provvedere al versamento di quanto programmato per completare l’opera, compensando i crediti vantati nei confronti di Stl.

Un momento della seduta di ieri sera
Un momento della seduta di ieri sera

L’impianto doveva poi essere conferito dal Comune a Stl, ma nel frattempo (maggio 2014) quest’ultima fallisce. Si arriva al 24 settembre 2015, quando TechnoAlpin, in forza del contratto stipulato con Stl che prevedeva la riserva di proprietà fino al completo pagamento dei materiali forniti, cita il Comune di Valbondione perché deve ancora riscuotere 128.248 euro. Viene chiamato in causa il Comune perché appaltante e in seguito al rigetto da parte del Curatore fallimentare della domanda di insinuazione al passivo, Technolapin chiede la restituzione di tutto il materiale di proprietà o il pagamento del valore dei beni.

L’Amministrazione incarica quindi lo studio legale R&P. «La nostra valutazione è stata che la causa si sarebbe inevitabilmente persa – ha detto l’avvocato Stefano Zonca, presente in aula –. L’esito del giudizio sarebbe stato la condanna del Comune al pagamento di 128 mila euro o alla restituzione dei beni, il tutto accompagnato da spese, interessi e da tutto quanto normalmente fa parte di un giudizio in cui una parte è soccombente. Nella fase di mediazione si è cercato di dialogare con TechnoAlpin, che si è dimostrata disponibile ad ottenere una somma inferiore rispetto a quella richiesta o a riprendersi una parte degli impianti. Si è ritenuto fosse più sensato optare per questa seconda soluzione per non procedere nella causa».

Quindi, una soluzione che ha accontentato tutti, ma non la minoranza. «Questo accordo è un cedimento su tutti i fronti – ha detto il consigliere Giancarlo Rodigari –. Io avrei chiesto di portar via anche la parte di impianto interrata, non solo le lance, e avrei chiesto un serio progetto di recupero e bonifica ambientale, pretendendo anche una cauzione». «Se mai voleste ancora un impianto d’innevamento, l’interrato serve», ha risposto l’avvocato Zonca.

La capogruppo Romina Riccardi ha aggiunto: «Il Comune dal fallimento Stl ha ritirato sì dei debiti, ma anche un importante credito di 330 mila euro, ovvero la polizza fideiussoria che il comune aveva fatto firmare a Stl in caso di fallimento, per garantirsi la restituzione delle rate che il comune pagava alla banca. Quindi per il Comune l’operazione Skistadium si è rilevata a costo zero e aveva il dovere di mantenere l’ impianto utilizzando i soldi della polizza per pagare i 128.000 euro, o anche di meno se negoziati». «L’operazione non è stata a costo zero, perché i crediti sono comunque soldi» ha risposto il vicesindaco Vittorio Moraschini. Inoltre, ha sottolineato lo stesso Moraschini (nell’intervista che trovate del video sotto), «il Comune aveva già pagato il bene. Per questo non lo abbiamo ricomprato, perché lo avremmo pagato una seconda volta. La Corte dei conti avrebbe chiesto spiegazioni».

«Senza quell’impianto la stazione di Lizzola si ferma – ha detto ancora Romina Riccardi -. Perché non avete parlato con i nuovi gestori (la Cooperativa “Nuova Lizzola”, ndr) per sapere se erano intenzionati a mettere i soldi per ritirare l’impianto?». Qui però è nato un piccolo giallo. Secondo la maggioranza la cooperativa si sarebbe detta non interessata, mentre in Comune è arrivata una mail in cui il presidente Fabio Semperboni sosterrebbe di non essere stato informato. Il sindaco si è comunque impegnato a contattare Semperboni quanto prima per un chiarimento. Se la Cooperativa fosse interessata, potrebbe esserci la possibilità di giungere a un nuovo accordo con TechnoAlpin.

Condividi su:

Continua a leggere

Antenna 2 Tg 24 05 2016
Come prevenire l’ictus, incontro a Peia