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Il megaparco delle Orobie non si fa più?

Va bene razionalizzare, ma un’area da 200 mila ettari divisa su due province sembrava troppo. Così, il presidente (dimissionario) del Parco delle Orobie bergamasche, Yvan Caccia, e il suo omologo valtellinese, Walter Raschetti, hanno chiesto alla Regione di ripensarci. E pare abbiano trovato ascolto.

Il megaparco delle Orobie probabilmente non si farà più. La riforma delle aree protette approvata al Pirellone il 17 novembre contiene un invito, neanche troppo velato, alla fusione tra Parco delle Orobie bergamasche e Parco delle Orobie valtellinesi. Un ente forse troppo grande e troppo complicato da gestire. Così, i due presidenti hanno incontrato l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi per esprimere le proprie perplessità.

«Abbiamo rappresentato la nostra idea di come dovrebbero cambiare i rapporti di collaborazione tra i due parchi, senza arrivare a una fusione. Devo dire che l’assessore è stato molto disponibile ad accogliere la nostra proposta», spiega Caccia.

Presto il progetto sarà messo anche nero su bianco per finire sul tavolo dell’assessorato a Milano. C’è pure l’idea di presentarlo in un convegno. «Pensiamo a un miglioramento dei servizi in comune con la gestione di alcune competenze fatta in simbiosi – prosegue Caccia -. Questo significa nessuna fusione, ma comunque venire incontro allo spirito della legge che ha inteso razionalizzare le aree e le competenze di questi enti».

«Chiaro che rimane la questione delle risorse», precisa Yvan Caccia. «Abbiamo fatto presente all’assessore regionale il fatto che per i nostri due parchi ci debba essere un riconoscimento economico a fronte di questa disponibilità e buona volontà nel lavorare maggiormente insieme».

Se questo è il progetto, vien da pensare che Yvan Caccia potrebbe restare alla guida del parco ancora per un anno. E quindi ritirare le dimissioni presentate nei giorni scorsi. «In questi giorni i soci del Parco delle Orobie bergamasche (Provincia e Comunità montane di Val Brembana, Val Seriana e di Scalve, ndr) hanno dichiarato che preferirebbero che restassi al mio posto. La Regione, infatti, ha concesso un anno di proroga per portare a termine  la riforma. Valuterò nei prossimi giorni cosa fare».

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