«Non essendo state ratificate le dimissioni ed essendo il loro ritiro una facoltà del presidente ed essendo dunque il presidente ancora in carica, la scadenza del suo mandato è correlata alla durata della proroga prevista con la legge regionale per gli organi degli enti gestori». Queste poche righe, provenienti dalla direzione generale Ambiente e Parchi della Regione, mettono fine alla vicenda Parco delle Orobie bergamasche.
In sostanza, dicono da Milano, Yvan Caccia può restare un altro anno alla guida dell’ente. Il sindaco di Ardesio, che poteva contare su una proroga della Regione connessa alla riforma dei parchi lombardi, aveva dato le dimissioni a gennaio. Salvo poi ripensarci qualche settimana dopo. L’assemblea dei soci (Provincia di Bergamo, Comunità montane Valle Seriana, di Scalve e Valle Brembana) s’era ritrovata in una situazione d’impasse. Da qui la decisione di chiedere lumi alla Regione.
Il parere giunto da Milano ha sciolto ogni dubbio. In queste settimane (i soci s’erano riuniti il 26 gennaio) ci dev’essere stato anche il tempo per appianare le divergenze. I tre presidenti delle Comunità montane volevano continuare con Caccia, non così il presidente della Provincia Matteo Rossi. Il Partito democratico, di cui Rossi è un esponente, aveva infatti sollecitato un cambio al vertice del Parco.
«Avevo presentato le dimissioni unicamente per sollevare la problematica legata al progetto di fusione tra Parco delle Orobie bergamasche e Parco Orobie valtellinesi», spiega Yvan Caccia. L’accorpamento è previsto dalla legge di riforma delle aree protette votata a novembre dal Consiglio regionale. Unire Orobie bergamasche e valtellinesi significa dar vita a un megaparco da 200 mila ettari, diviso su due province.
«A me fa piacere che l’asseblea abbia dovuto discutere anche di questo problema», sottolinea Caccia. Al presidente è stato assegnato il compito di lavorare a una proposta alternativa alla fusione. «I soci chiedono di mantenere l’autonomia del parco, magari condividendo dei servizi con le Orobie valtellinesi». Altro obiettivo è anche la revisione dello statuto: le vicende di queste settimanane hanno mostrato che c’è qualcosa da aggiustare.
Nel video, Yvan Caccia spiega il perché delle dimissioni e del successivo ripensamento: