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“Laudato Si’” di Papa Francesco in Papua Nuova Guinea

Missionario da oltre cinquant’anni, prima nelle Filippine e ora in Papua Nuova Guinea, dove dal 2011 è arcivescovo di Rabaul, monsignor Francesco Panfilo, dopo due anni lontano da casa, è rientrato in terra bergamasca per un periodo in famiglia.

Negli ultimi mesi in Papua il salesiano ha fronteggiato i poteri forti che gravitano intorno alla coltivazione dell’olio di palma, dopo che a un suo collaboratore legale impegnato nella difesa di alcuni proprietari terrieri, il neozelandese Douglas Tennent, è stato ritirato il visto tanto da essere imbarcato su un aereo per il suo Paese.

«La responsabilità ultima è dell’arcivescovo, se c’è bisogno dunque di rimpatriare qualcuno per quello che stiamo facendo, costui è proprio il sottoscritto»: aveva detto alle autorità monsignor Panfilo durante le ore cruciali in cui si è cercato di contrastare il provvedimento di ritiro del visto. L’arcivescovo aveva denunciato la sudditanza dai poteri economici del sistema (funzionari e governo compresi). Dopo un confronto con le autorità e il coinvolgimento della popolazione locale, che ha protestato in modo deciso, Tennent è rientrato nei giorni scorsi a Vunapope (presso gli uffici dell’Arcidiocesi), dove può continuare a occuparsi di progetti legati al diritto alla terra.

I lavori di preparazione della piantagione

La Chiesa della Papua Nuova Guinea si è fatta portatrice delle istanze di alcuni proprietari terrieri che vorrebbero ridiscutere i contratti già stipulati con una grande multinazionale malese. Tra gli obiettivi ci sono la richiesta di una maggiore tutela ambientale, secondo quanto previsto dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’”, condizioni più favorevoli per la popolazione e il rispetto di alcuni luoghi sacri per gli indigeni. Nel frattempo l’arcivescovo sta lavorando a un progetto che ha come obiettivo la realizzazione di casette per le persone più povere che vivono nella zona di Rabaul.

Panfilo in un’assemblea in Papua con i proprietari terrieri e le autorità

«Per farlo rientrare – spiega Panfilo riferendosi a Tennent – ho dovuto accettare alcune condizioni, con una di queste si chiede (e indirettamente viene chiesto anche all’arcivescovo) di non intervenire nell’attivismo sociale che possa dividere la popolazione. Ma la Chiesa è impegnata nell’unire la gente non nel dividerla, sono i poteri forti che cercano di dividere per controllare le persone. Secondo me la Chiesa Cattolica dovrà sedersi con le autorità governative per capire bene cosa s’intende con la figura di operatore religioso, in quanto loro ci dicono che abbiamo abusato nel nostro visto e del nostro diritto di missionari. Tuttavia la missione della Chiesa sta nella proclamazione della parola di Dio, nella celebrazione dei sacramenti e nella costruzione della comunità cristiana nella carità. Benedetto XVI diceva che questa è la triplice dimensione della Chiesa e le tre non si possono separare. Ora cerchiamo di sederci intorno a un tavolo con la compagnia per rinegoziare il contratto sottoscritto con i proprietari terrieri nel rispetto della “Laudato Si’” di Papa Francesco». Un servizio andrà in onda questa sera nel telegiornale di Antenna2 alle 19.20, un approfondimento domani alle 19 all’interno di Target (canale 88 del digitale terrestre).

 

 

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