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La Val Gandino riscopre la lana

Negli ultimi mesi in Val Gandino ha preso forma un progetto che punta decisamente sulla rivalutazione e la valorizzazione della filiera produttiva legata alla lana: dall’allevamento fino alle creazioni d’alta moda.

Il progetto “Lana Val Gandino” verrà presentato sabato (18 novembre) alle 10,30, nell’ex complesso conventuale di Sant’Agostino a Bergamo. Un appuntamento nell’ambito della quarta edizione del Festival del Pastoralismo, dedicato alla transumanza delle pecore e delle mucche da latte, ma anche all’arte casearia, alla socialità ed all’enogastronomia delle nostre Valli.

«In Val Gandino – sottolinea il ruralista Michele Corti, docente di zootecnica all’Università di Milano – c’erano e ci sono pascoli e pastori, ma anche competenze artigianali uniche legate al lavaggio, alla filatura, alla tintura, al finissaggio. Nel 1400 fra Peia e Gandino c’erano più pecore che abitanti ed il “panno bergamasco” indicava sin da allora una denominazione d’origine precisa e riconoscibile sui mercati».

In Val Gandino resistono le esperienze della famiglia Pasini, che ancora lava la lana grezza dei pastori locali e che produceva grazie al nonno Rino Pasini gli antichi mantelli al punto da essere definito “il sarto dei pastori”. La famiglia Presti porta avanti l’arte della tintoria, mentre i Bosio di Peia e i Savoldelli di Gandino tengono viva l’antica competenza di cardatura e filatura.

Il progetto di rivalutazione e valorizzazione dell’antica varietà del mais Spinato di Gandino rappresenta un modello di visione imprenditoriale di territorio a cui guardare. «Un modello – sottolinea Filippo Servalli, coordinatore del progetto Lana Valgandino e vicesindaco di Gandino – che si lega a doppio filo alla storia della Valle ed alle prospettive che essa è ancora in grado di esprimere, anche attraverso la filiera della seta, per la quale pure è in atto un progetto specifico. Lana e seta sono fibre nobili che rimandano ad antichi mestieri e saperi che oggi vengono riscoperte all’insegna della tecnologia sostenibile e di un ritrovato interesse per materie prime dall’intrinseco valore naturale».

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