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Mario Curnis ad Ardesio: «Non prendete rischi, l’importante è tornare»

Tra pochi giorni spegnerà 81 candeline, Mario Curnis, grande alpinista che ha raggiunto l’Everest all’età di 66 anni (nel 2002 alla sua terza spedizione e dopo un sogno lungo trent’anni) si è raccontato ieri ad Ardesio in occasione di una serata dal titolo “Un passo più in là” condotta dal giornalista Giorgio Fornoni e organizzata dal Cai Alta Valle Seriana.

«Ho sognato per trent’anni l’Everest – racconta lo scalatore e alpinista -, ma quando sono arrivato in cima è finito tutto, avrei voluto che quei momenti durassero di più. Invece una volta raggiunta la vetta, dopo l’attesa e la ricorsa, il sogno è svanito e ora devo cercarne un altro».

Si ringrazia Giorgio Fornoni per questa intervista e Luigi Pezzoli per le immagini

Curnis nella sua vita ha provato anche a staccare un po’ e a trascorrere un periodo di tempo solo in montagna, circondato dal silenzio. «Penso sia il mio vero Everest – spiega -: i miei prati, la mia baita con i miei animali, le capre di cui mi sono occupato. Lì ho scritto un bellissimo diario che non ha visto nessuno. Ma dopo un anno, in cui ho avuto anche un tumore, quando sono tornato sono stato l’uomo più felice del mondo, quella è stata la mia più grande conquista».

E se qualcuno dice a Mario che è un grande lui risponde: «Le persone grandi sono quelle che stanno a casa ad aspettarti – afferma – i nostri parenti sono i grandi eroi, io farò fatica, ma chi sta a casa si preoccupa e soffre. I giovani devono capire l’importanza di non prendere rischi, di tornare, anche se non si arriva in cima, le montagne non scappano mai sono sempre lì ad attenderci».

E il sogno di Mario? «Vedere mia moglie stare meglio. E poi se ce la farò, potrei anche assecondare un paio di amici che più volte mi hanno detto di andare con loro a scalare una montagna tra la Cina e l’India. Non è la più alta del mondo, ma per me è la più bella».

Mario Curnis e Giorgio Fornoni ieri sera ad Ardesio

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