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Lo Stato cambia idea e le maestre rischiano il posto

Senza laurea non si entra di ruolo. La sentenza del Consiglio di Stato è arrivata come una doccia fredda su migliaia di maestre della primaria e dell’infanzia. E sulle loro famiglie.

In provincia di Bergamo sono circa mille le insegnanti che rischiano il posto di lavoro. Ieri mattina un centinaio di loro, guidato dai sindacati, ha presidiato il Provveditorato di via Pradello. «La sentenza del Consiglio di Stato – dice Salvo Inglima, segretario generale di Cisl Scuola Bergamo – ha sostanzialmente decretato che i docenti che hanno conseguito i diplomi magistrali entro il 2001 non hanno diritto a essere inseriti nella Graduatoria a esaurimento. Questo comporta che nonostante le diverse pronunce giudiziarie precedenti di segno opposto, in Italia decine di migliaia di docenti della scuola dell’infanzia e primaria rischiano di essere depennati dalla graduatoria. Molti di loro sono già di ruolo, cioè assunti a tempo indeterminato».

Cosa accadrà adesso? Difficile dirlo. All’orizzonte potrebbe profilarsi un licenziamento di massa, con le maestre non laureate (da un certo punto in avanti, non tutte) che potrebbero ambire solo alle supplenze. Mai al posto fisso. «È una situazione che lede i diritti dei lavoratori e la continuità didattica nelle scuole – continua Inglima -. Noi spingeremo perché l’anno scolastico venga concluso normalmente, anche perché la magistratura ha già deciso che il titolo è valido, ora serve una decisione politica, che impedisca che per molti insegnanti si concretizzi una carriera di precario, nonostante i progressi ottenuti in graduatoria negli anni passati».

La palla passa dunque a Governo e Parlamento, ma c’è il problema che siamo a fine legislatura e la vicenda potrebbe andare per le lunghe. Insomma, un bel pasticcio all’italiana.

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