Il 23 giugno 2016 i cittadini del Regno Unito hanno scelto di lasciare l’Unione Europea optando per la Brexit (affluenza alle urne circa 72% – 51.9% favorevoli).
La data del leaving non è lontana: 29 marzo 2019. Nel frattempo il Governo di Theresa May ha tentato di rallentare il processo proponendo un accordo, bocciato lo scorso 15 gennaio, che avrebbe potuto concedere un lungo periodo transitorio (comodo anche per concedere più tempo alle imprese impegnate con la riorganizzazione).
Cosa succederà agli italiani che vivono nel Regno Unito?
E ora che accadrà ai tanti italiani che vivono nel Regno Unito? «Al momento il problema più grande è la confusione»: precisa Radames Ravelli, presidente del Circolo dei Bergamaschi a Londra, realtà associativa che conta più di 600 iscritti.
«Per quello che abbiamo compreso – continua – il 29 marzo non sarà una data definitiva. Al momento sembra ancora tutto in alto mare. Gli inglesi sembrano intenzionati a voler vedere cosa succederà con le votazioni europee, perché non sono contrari all’Unione Europea, non vogliono semplicemente sottostare ai diktat di Bruxelles. Quindi se ne riparlerà a luglio e i tempi sembrano addirittura dilatarsi fino al 2021. Nel Regno Unito non si comprende inoltre come sia possibile che vi siano pesi e misure diverse: l’impressione è che per Francia e Germania gli atteggiamenti siano meno rigidi».
Ci saranno problemi per i bergamaschi a Londra?
E i ragazzi bergamaschi e italiani che hanno raggiunto in questi ultimi anni il Regno Unito? «A dire il vero – spiega Ravelli -, nonostante la Brexit, continuano ad arrivare. Nel solo mese di gennaio 2019 sono 12 i giovani che hanno lasciato la Bergamasca scegliendo Londra (e hanno già trovato lavoro). Il problema è che in Italia i genitori leggono articoli che alimentano paure, contattano i figli che poi a loro volta vanno in confusione».
«Non dovrebbero esserci inoltre problemi per chi è arrivato prima del 1972 e ha già ottenuto un permesso dal “The Home Office” (dipartimento ministeriale per l’emigrazione). Ci sono maggiori complicazioni invece per i nostri ragazzi che si sono sposati con persone di paesi terzi, extra Ue. In questi casi le procedure burocratiche sono molto più complesse».
Quanti sono i bergamaschi a Londra?
«Sono tantissimi – spiega Radames – secondo l’Aire sono circa 6000, ma sono in realtà molti di più. Penso si possa parlare tranquillamente di decine di migliaia. Qualcuno stima che per ogni iscritto ve ne siamo 5/6 che non lo hanno fatto. Non viene ufficializzato il trasferimento per via di una diffusa credenza secondo la quale non convenga iscriversi all’Aire. In realtà ci sono diversi vantaggi. Io lo consiglio a tutti gli italiani che incontro che non lo hanno ancora fatto».
Leggi qui la storia di Radames Ravelli, recentemente insignito da un’organizzazione londinese.