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Infortunio mortale in un’azienda a Cazzano Sant’Andrea

Purtroppo vani i soccorsi per una donna di 50 anni rimasta coinvolta questa mattina in un infortunio sul lavoro a Cazzano Sant’Andrea.

L’episodio è avvenuto intorno alle 10 presso l’azienda Tappetificio Radici di Cazzano S.Andrea (BG), via Cavalier Radici 1.

I mezzi di soccorso sono stati allertati in codice rosso. In un prato vicino è atterrato anche l’elicottero. Purtroppo per la donna non c’è stato nulla da fare. La cinquantenne è deceduta per strangolamento causato dalla sciarpa che indossava al collo che si è impigliata nei cilindri di un macchinario per la fabbricazione di tessuti per tappeti. Da una prima ricostruzione (non essendoci testimoni diretti) sembra che la signora sia salita su un’apposita scaletta per controllare da vicino il tessuto e nell’avvicinarsi ai cilindri in movimento la sciarpetta si sia impigliata, soffocandola. È stata rinvenuta da una collega che ha tagliato la sciarpa e fatto intervenire AREU che ha tentato invano di rianimarla. Nemmeno l’arrivo dei soccorsi, però, è servito a salvarle la vita.

La donna, Monica Cavagnis, ha abitato a Vertova per diversi anni, da qualche anno si è trasferita a Gazzaniga. Lascia una figlia di 23 e un figlio di 18 anni, Manolo Morettini, promessa dell’enduro. Lo scorso fine settimana il diciottenne ha debuttato con la KTM nella classe Youth del Campionato Mondiale Enduro al GP di Germania.

Oggi a Cazzano è intervenuto personale tecnico dell’Ufficio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’ ATS, sede di Albino, per l’inchiesta, oltre ai Carabinieri di Fiorano che, sentito il Magistrato, hanno provveduto al sequestro del macchinario e della documentazione sulla sicurezza aziendale.

Le indicazioni dell’Ats

«Purtroppo – commenta il dott. Sergio Piazzolla, Responsabile Area Specialistica Igiene e Sicurezza del Lavoro – Ufficio Direzione UOS Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria di ATS di Bergamo – l’abbigliamento dei lavoratori può essere causa di infortuni sul lavoro, che a priori sembrerebbero inaspettati: spesso infatti non si avverte la pericolosità di ciò che si indossa, che può interagire con l’ambiente lavorativo, sia meccanicamente che come infiammabilità o conduzione elettrica. Per questi motivi si raccomanda che le divise, le tute e comunque gli indumenti dei lavoratori siano quanto più aderenti alla persona, evitando maniche larghe, parti sporgenti o svolazzanti di accessori come cinture, sciarpe, foulards, oltre che collane, monili e simili. Persino i capelli andrebbero tenuti ben raccolti durante certe operazioni. Può capitare infatti che quando il lavoratore si trovi in stretta vicinanza o a contatto con parti del macchinario in movimento o in presa, qualche lembo dell’abbigliamento possa essere agganciato da parti sporgenti e tirato con forza, causando  ferite, traumi agli arti o strangolamenti di grave entità proprio a causa della potenza del macchinario dal quale non ci si riesce poi a sganciare. Lo stesso discorso vale per possibili inneschi di incendio ed episodi di folgorazione elettrica attivati da accessori di abbigliamento. Si tratta di adottare precauzioni e stili  di  prevenzione che sembrerebbero eccessivi ma che le aziende devono comunicare, pretendere e far rispettare nell’interesse dell’incolumità dei loro lavoratori».

La reazione dei sindacati

Sulla vicenda si sono interessati anche i sindacati (nell’azienda tessile lavorano circa 140 persone). Giovedì i sindacati e i lavoratori si incontreranno anche per valutare eventuali azioni di protesta. Domani mattina alle 9 è in programma un confronto tra sindacati e azienda.

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