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Alzano e quelle candele accese al Beato Tommaso

Sono numerosi i segni della devozione dei cittadini di Alzano Lombardo (uno dei comuni bergamaschi più colpiti dal Coronavirus) al Beato Tommaso da Olera, il cappuccino laico vissuto tra il 1563 e il 3 maggio del 1631 e beatificato a Bergamo il 21 settembre del 2013.

Nella chiesa di Olera i fedeli continuano ad accendere candele al suo altare e per via delle distanze, oggi non superabili a causa dei divieti che limitano la circolazione delle persone, l’affetto si riversa anche sulle piattaforme digitali come il sito e la pagina Facebook (dove si moltiplicano “mi piace” e condivisioni).
Internet permette anche di veicolare i momenti di preghiera davanti al suo altare: attraverso YouTube è possibile partecipare anche al Santo Rosario e alla preghiera di intercessione (guarda qui).
Diffusa inoltre una nuova supplica con cui chiedere grazie al Beato Tommaso da Olera.
“È importante in questo momento divulgare l’intercessione del beato Tommaso da Olera – afferma il vice-postulatore Padre Rodolfo Saltarin -: a vantaggio, in primis, degli abitanti della Valle Seriana e dell’intera Provincia di Bergamo; e, poi, per tutti, perché la pandemia non è solo italiana ed europea, ma mondiale. Invitiamo le famiglie a chiedere a Dio, che è nostro padre e nostra madre, la liberazione dal Coronavirus, mediante l’intercessione del Mistico di Olera: «Intercedente Thomas ab Olera, libera nos, Domine, a coronaviro | Per intercessione di Tommaso da Olera,  liberaci, o Signore, dal Coronavirus». Al tempo della cultura contadina, il periodo che precede la Pasqua del Signore Risorto, era anche l’occasione delle “rogazioni”; in cui si andava in processione lungo le strade del paese e in mezzo ai campi coltivati, cantando a voce squillante varie invocazioni: per metà intonate dal parroco e per l’altra dal popolo di Dio. Fra le altre invocazioni, anche questa: «A peste, fame et bello | libera nos, Domine; dalla peste, dalla fame e dalla guerra | liberaci, o Signore». Tutto bello, fin qui. Ma c’è un’altra cosa ancora da fare (da parte di tutti o, perlomeno della maggioranza), dopo questo prolungato e terrificante digiuno eucaristico. Si tratta della cosa più importante, la scintilla che fa ripartire, in modo nuovo e diverso, il motore delle nostre vite: promettere solennemente ai Cuori di Gesù e di Maria che, passata la pandemia, metteremo Dio (il Dio di Gesù e non già il dio-denaro) al primo posto e cammineremo lungo la strada maestra delle sue Dieci Parole, i suoi dieci comandamenti. È questa la chiave per avviare il motore delle nostre vite e uscire dalla pandemia universale che stiamo vivendo. Certi che, alla fine, tutto ripartirà: più e meglio di prima. Non solo per noi ma per tutti. A questo proposito, ci sono due espressioni che meritano la nostra attenzione, entrambe assunte da Paolo VI in due diversi e importanti documenti della Chiesa cattolica. Sono del raffinato teologo francese Henri De Lubac, presente al Concilio Vaticano II e unico teologo (ancora vivente all’epoca) citato nei documenti post conciliari. La prima. «Dal Punto di vista spirituale, questo mondo moderno sembra dibattersi in quello che un autore contemporaneo ha chiamato “il dramma dell’umanesimo ateo”». (Evangelii nuntiandi | L’evangelizzazione, n. 55|nota 77: Henri De Lubac, Le drame de l’humanismo athée, 1945. La seconda. «Senza dubbio l’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma “senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano”» (Populorum progressio | Il progresso dei popoli, n. 42|nota 45: Le drame de l’humanismo athée, 19453, p. 10. All’università di Trento ho imparato che basta una sassolino, posto nel posto giusto nell’ingranaggio di una macchina, per fermarla in modo rovinoso. Una domanda che ci dovrebbe inquietare in modo salutare: ha forse Dio permesso che un Coronavirus entrasse nell’ingranaggio nel nostro mondo moderno e ateo, per fermarlo in tempo utile, cioè prima che precipitasse nel grande abisso del Nulla (Friedrich Nietzsche docet | Friedrich Nietzsche insegna)?”

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