«Se i nonni scioperassero, l’intera provincia andrebbe in tilt. Lo abbiamo visto nel periodo del Covid quando nidi e scuole hanno chiuso il cancello a bambini e ragazzi, spiazzando da un giorno all’altro le famiglie che stavano ancora continuando a lavorare e ancora di più quando l’isolamento ha impedito ai figli di contare sui nonni per l’assistenza a tempo pieno».
Caterina Delasa fa propria l’immagine che il segretario nazionale dei pensionati CISL, Piero Ragazzini, ha sdoganato (lo sciopero dei nonni) e “apre” all’autunno caldo delle rivendicazioni dei pensionati: riforma delle pensioni, legge per la non autosufficienza, ma anche sanità pubblica efficiente e presente sul territorio, rete di RSA e Centri diurni attrezzata e accessibile anche economicamente. Alle porte una manifestazione nazionale, con iniziative al livello regionale, per rilanciare le proposte che FNP, insieme ai colleghi di CGIL e UIL, da tempo avanza, pressoché inascoltata.
«Quello che si è verificato durante l’emergenza Covid-19 non deve più ripetersi. Vanno potenziate la medicina del territorio e l’assistenza domiciliare; va emanata una legge quadro nazionale sulla non autosufficienza, che tuteli le persone fragili e chi le assiste e che garantisca livelli essenziali omogenei in tutto il territorio. Chiediamo città a misura di persona, come dal progetto avviato con il comune di Bergamo con politiche per l’invecchiamento attivo e in buona salute, e investimenti per migliorare la vita degli anziani e creare nuovi posti di lavoro per i giovani. Infine, riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati, ampliare la platea di beneficiari della quattordicesima».
Quello che manca, secondo la segreteria FNP CISL di Bergamo, è la consapevolezza dell’importanza della presenza dei pensionati nella vita sociale: a Bergamo i titolari di pensione sono poco meno di 300mila persone, con un “giro” di oltre 4 miliardi di euro all’anno. Già, molta parte di questi assegni servono per aiutare figli e nipoti a “barcamenarsi” fino alla fine di ogni mese. «Molti nonni hanno anticipato l’assegno di cassa integrazione dei figli che ha tardato a arrivare per tutta la quarantena. Al tempo stesso, l’impossibilità di uscire ha impedito a molte famiglie di affidare ai nonni i nipoti “orfani” della scuola, obbligando i genitori a consumare ferie e permessi non pagati. I pensionati – continua Delasa – non sono un peso per il Paese: se i nonni facessero sciopero credo che ci sarebbero forti difficoltà per la tenuta del Paese. Molte volte gli anziani suppliscono alle carenze delle infrastrutture e danno una mano, oltre che ai nipoti, alle donne che in questa crisi hanno pagato il prezzo maggiore. I nonni e le nonne aiutano la famiglia e in questo Paese le politiche della famiglia non sono mai state al centro dell’attenzione».