Notizie

L’appello di una mamma: «Riaprite le scuole!»

Almeno tutti i ragazzi di seconda e terza media, nella nostra regione, sono tornati in classe. Ma tanti studenti delle scuole superiori restano ancora lontani dalla scuola, costretti alla didattica a distanza. Gli esperti continuano a lanciare l’allarme sulle ripercussioni negative che questa situazione comporta per un’intera generazione, ma finora poco si è mosso. Il ritorno sui banchi è ancora rimandato.

Abbiamo ricevuto una lettera da una mamma di Rovetta, Christina Rotoli, che anche in qualità di vicesindaco e assessora ai Servizi sociali del suo Comune ha raccolto il malcontento di molti genitori. La pubblichiamo per intero

“NO. Non puoi andare in piazzetta con gli altri e l’oratorio è chiuso da giorni.”, “Non ti preoccupare, adesso non si può ma vedrai che la partitella al campetto poi sarà la più bella della tua vita. Anzi, non sarebbe opportuno che tu ti allenassi un po’ per quando ricomincerai a fare le partite? A forza di rimanere sul divano a far buche diventerai un essere amorfo.”, “No, non si può andare al bar a vedere la partita sul maxi schermo.”, “Potresti almeno lavarti i denti e la faccia prima di accendere il computer? Non ti posso più vedere con quel pigiama!” e poi ancora “Molla il telefono, ormai è diventato un prolungamento della tua mano.”, “Ma basta televisione, ti usciranno le serie tv dalle orecchie.”, “Ancora con quella la Play?!”.
Sono la mamma di un adolescente e le frasi che rimbombano tra i muri di casa sono sempre le stesse a cui corrispondono, ogni volta, le medesime risposte:
“Ma che mi importa, mamma, tanto non mi vede nessuno.”, “Adesso non ho voglia.”, “Mamma, dimmi cosa posso fare? E non rispondermi LEGGI.” e poi “Quanto mi piacerebbe andare a scuola. Anche di lunedì, anche con le ore di matematica…”.

Così esco, vado a far spesa e poi al lavoro. Faccio parte di quella, non ampia, categoria di fortunati che nel secondo lockdown non si sono fermati. Mi metto al volante e mentre guido ascolto l’ennesimo giornale radio: “Nuovi dati su contagi!” crescono i malati, no, aumentano i guariti, altri morti, nuovi ricoverati, le terapie intensive, gli aiuti sociali e il Recovery Found; “Previste nuove chiusure” la Nazione come Arlecchino: giallo, arancio, rosso; “TROVATO VACCINO!” da conservare a -80°, no, ne esiste un altro, più economico, no, meno economico ma più efficace, ma saranno affidabili? “Braccio di ferro con l’Austria per l’apertura degli impianti.” Andremo a sciare? No, non andremo a sciare, gli impianti rischiano il fallimento, forse sarebbe meglio sciare…

Butto l’occhio al semaforo, verde.

“Elezioni USA: Biden è il nuovo Presidente ma Trump chiede il riconteggio.” Ah, però; “Calciatore positivo al tampone.” i tamponi dei calciatori, delle mogli dei calciatori, delle baby-sitter dei figli dei calciatori, ma quel pilota sarà ancora positivo? No, forse era già negativo, a bhe allora… “Il virologo sostiene che…ma il Ministro della salute afferma…” ma nelle mani di chi siamo? “TUTTI IN MONOPATTINO!” intanto le aziende muoiono; “è morto Maradona” è stato un pessimo esempio, sì, ma un gran calciatore, è polemica, dubbi sul decesso, ma ci interessa? “Cenone di Natale: in 8 a tavola” la celebrazione sì, la celebrazione no, facciamolo nascere due ore prima, due ore prima?

Parcheggio. L’Italia dei cachi.

Scendo dall’auto e son più confusa di quando ci son salita. Ripenso al bombardamento di notizie, serviteci in tutte le salse, trite e ritrite. Penso al mio ragazzo, a tutti i nostri ragazzi, spalmati sui divani di casa, costantemente in pigiama, quel pigiama che ormai è diventato una seconda pelle, inchiodati davanti ai più svariati schermi per ore e ore. La DAD, il cellulare, la videocall con gli amici e poi la Play.

Eppure, sui giovani, il silenzio è assordante, nessuno ne parla. Nessun commentatore, nessun tuttologo, nessun talk-show, nessuna intervista nei salotti bene, insomma, niente di niente, il nulla, nada!

Perché, in fondo, poco importa. Rappresentano una categoria che può essere tranquillamente dimenticata, una categoria alla quale, senza rendercene conto, abbiamo tolto tutto: la scuola, lo sport, i rapporti sociali, …
Ma loro non producono, non rompono, non chiedono, non fanno rumore. Loro stanno pacifici sui loro divani, davanti agli schermi accesi che piano piano li spengono. I nostri ragazzi sono “solo” stati messi in pausa, recuperabili in momenti migliori, forse. Ma non ci dobbiamo preoccupare, mica soffocano! Si spengono solo. E di grazia, quando li possiamo riaccendere?

Il rischio è grande. Potrebbe non esserci nessun tipo di Recovery Found che li rimetta in funzione!

Allora mi chiedo: quanto pesa questo distacco sociale alla loro età? Quanto buio lasciano i banchi di scuola (anche a rotelle) vuoti? Quanto silenzio devono subire ancora prima di essere nuovamente considerati?

Non sono un medico né tantomeno un virologo ma, osservando la realtà dei fatti, non ho potuto fare a meno di farmi un’idea. Reputo, convintamente, che ci sia urgenza di riaprire le scuole. Non credo che siano le scuole la ragione del diffondersi del contagio. Abbiamo preparato gli insegnanti a gestire la situazione, abbiamo insegnato ai ragazzi l’importanza della mascherina, dell’igienizzazione delle mani e del distanziamento sociale, abbiamo investito milioni per adeguare le strutture e gli istituiti, di ogni ordine e grado, alle misure anti-contagio. Misure inutili quando i nostri ragazzi vengono stipati sui mezzi di trasporto pubblici, paragonabili a carri bestiame.

Da qui il mio appello. Riapriamo le scuole, restituiamo, o almeno proviamo a restituire, ai nostri ragazzi una parvenza di normalità facendogli frequentare la scuola che è, prima di ogni altra cosa, palestra della mente e luogo di crescita e confronto di quelli che saranno gli uomini e le donne di domani.
Iniziamo, quindi, a ragionare a soluzioni valide in termini di trasporto pubblico. Chi si occupa di trasporti inizi a colloquiare in maniera seria con le società che erogano tali servizi al fine di raggiungere soluzioni concrete facendomi archiviare, una volta per tutte, l’idea di incompetenza che mi sto facendo di loro. Ripartiamo con il piede giusto, dimostriamo di essere una civiltà degna di questo nome che sappia porre innanzi a tutto il proprio futuro.

                      Christina Rotoli

Condividi su:
Categorie: Notizie

Continua a leggere

Vigili del fuoco, nel 2021 un nuovo capo distaccamento per i volontari di Gazzaniga
Coronavirus in Lombardia, i dati di mercoledì 2 dicembre