Notizie

«È passato un anno, torniamo a fare spettacolo»

Mentre la pandemia prosegue con varianti difficili da arginare, il settore dello spettacolo e della cultura resta ancora fermo con perdite gravissime, chiusure definitive, lavoratori in ginocchio ed emorragia di molte professionalità. Per esprimere la loro preoccupazione e per avanzare precise richieste, i lavoratori del comparto e le sigle sindacali Slc Cgil e Fistel Cisl provinciali aderiscono, anche a Bergamo, alla giornata di mobilitazione proclamata a livello nazionale per martedì 23 febbraio. Dalle 15 si terrà un presidio con volantinaggio di fronte al Teatro Donizetti.

Con la protesta di martedì i sindacati chiedono:

-di garantire ammortizzatori e sostegni fino alla fine dell’emergenza

-di riaprire in sicurezza i luoghi di cultura

-di salvaguardare la produzione e l’occupazione

-di riformare dal punto di vista legislativo il settore dello spettacolo

-di prevedere risorse di un recovery plan straordinario per cinema, teatri e spettacolo dal vivo

Cosa è accaduto negli ultimi 12 mesi nel settore

Su tutto il territorio nazionale per l’emergenza Coronavirus da marzo 2020 erano stati sospesi spettacoli teatrali, cinematografici e di altra natura, e l’apertura al pubblico dei luoghi della cultura. Ma le prime misure attuate erano però contenute nel Decreto Legge 23 febbraio 2020 – un anno fa esatto, appunto – che, allo scopo di evitare la diffusione del virus nei comuni o nelle aree nei quali risultava positiva almeno una persona per la quale non si conosceva la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi era un caso non riconducibile ad una persona proveniente da un’area già interessata dal contagio del virus, aveva previsto la possibilità di sospensione, con Dpcm, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale.

Da maggio 2020, era stata consentita la riapertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura e, da giugno, era tornato possibile svolgere spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi. Lo scorso ottobre, però, sono state nuovamente introdotte, progressivamente, le stesse limitazioni disposte in precedenza.

In provincia di Bergamo i sindacati stimano che siano centinaia le persone con rapporto di lavoro atipico nel comparto dello spettacolo, in compagnie e laboratori teatrali, a cui vanno aggiunti i circa 60 dipendenti stabili e anche gli oltre 150 i dipendenti impiegati nelle sale cinematografiche (di cui circa 70  nelle sole multisala Uci di Curno e Orio al Serio).

«È passato un anno e questo settore sta morendo – hanno commentano Paolo Turani della Slc Cgil e Luca Legramanti della Fistel Cisl di Bergamo -. Con tutte le sicurezze del caso, occorre riaprire. Sollecitiamo l’attenzione da parte della politica e delle istituzioni nazionali e locali sulle difficoltà prolungate del comparto e anche sulla necessità di interventi non più rinviabili. Da troppo tempo larga parte del mondo del lavoro dello spettacolo vive condizioni di instabilità e precarietà. Occorre una riforma strutturale che preveda un intervento pubblico e finanziamenti del settore, con modalità e tempi certi di erogazione e un monitoraggio costante sui fondi; ma servono anche un recovery plan straordinario con investimenti nuovi e strutturali nel tempo per la cultura e un sistema di protezione sociale con ammortizzatori adeguati per sostenere il lavoro, sviluppare l’occupazione e riconoscere le professionalità nel settore. Infine si pensi a un sistema normativo di rafforzamento e tutela sulla previdenza e l’assistenza. La cultura è un bene comune e va ad ogni conto salvaguardato non solo per chi ci lavora ma per tutti i cittadini di questo paese».

Condividi su:

Continua a leggere

Incendio in un’azienda, vigili del fuoco a Cene
Cadono dalla bicicletta, soccorsi in due