Prime reazioni nel mondo politico e amministrativo, anche locale, alla decisione del ministro della Salute Roberto Speranza di fermare la riapertura degli impianti per lo sci amatoriale.
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, dichiara: «Trovo assurdo apprendere dalle agenzie di stampa la decisione del ministro della Salute di non riaprire gli impianti sciistici a poche ore dalla scadenza dei divieti fin qui in essere, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato»
«Una decisione – aggiunge Fontana – dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini. Solo sette giorni fa lo stesso Cts nazionale aveva dato il via libera a un regolamento molto severo per poter riaprire. Su quella base avevamo consentito la riapertura».
L’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori aggiunge: «Ci sono due cose che il ministro Speranza deve fare: chiedere scusa alle migliaia di operatori turistici e ai cittadini per questa incredibile vicenda e, soprattutto, indennizzare immediatamente gli uni e gli altri che si sono fidati delle loro decisioni. È arrivato il momento di rivedere questo sistema dei ‘semafori settimanali’: una richiesta formale che facciamo al nuovo Governo».
Nel frattempo, arrivano i primi commenti anche degli amministratori del nostro territorio. «Siamo senza Speranza», scrive su Facebook il presidente della Comunità montana di Scalve e sindaco di Vilminore, Pietro Orrù. «Nuovamente – prosegue – una decisione dell’ultima ora che colpisce la montagna e soprattutto chi in montagna ci vive e lavora. Sono settimane che le stazioni sciistiche (inutile negarlo: stagione finita) si stanno adoperando con investimenti economici importanti che avrebbero consentito una riapertura in sicurezza, ma a poche ore dal via ecco che arriva l’ennesimo cambio di rotta. Una scelta sanitaria probabilmente condivisibile o quantomeno comprensibile ma che obiettivamente è intempestiva per non dire altro!».