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In Val di Scalve arriva Must, la gara per commemorare il crollo della diga del Gleno

Sono trascorsi 99 anni dal crollo della diga del Gleno in Val di Scalve, avvenuto il 1° dicembre 1923. In occasione dell’anniversario, la Comunità Montana di Scalve e la Pro Loco di Colere, insieme ai comuni di Colere, Azzone, Schilpario e Vilminore di Scalve, in collaborazione con la Fly-Up Sport di Mario Poletti, lanciano MUST 2023. La gara, il cui acronimo è Memorial Ultra Scalve Trail, fa parte di una serie di eventi realizzati nel 2023 per commemorare i 100 anni della tragedia del Gleno. L’evento è in programma per sabato 24 Giugno 2023, vuole essere un metaforico abbraccio alla Val di Scalve e alle persone che vi abitano, a coloro che non hanno vissuto in prima persona quel giorno ma il cui ricordo rimane vivo attraverso le narrazioni di chi l’ha vissuto.

Sono stati ideati due tracciati di differente lunghezza e dislivello, uno classificabile come gara Ultra e l’altro come Trail di media lunghezza, che andranno a toccare alcuni punti iconici come i centri di Dezzo e Bueggio, i più colpiti dalla tragedia, oltre ai resti della diga e il Santuario della Madonnina di Colere, distrutto dalle acque, ma prontamente riedificato dagli abitanti. La gara più lunga, da 47 chilometri, toccherà Azzone (con la frazione di Dezzo di Scalve), Schilpario e il rifugio Tagliaferri, il Passo Belviso, la Diga del Gleno, Bueggio, Teveno, Polzone e rifugio Albani. Il trail da 24 chilometri invece, più alla portata di tutti, con partenza da Schilpario, Vilmaggiore, Diga del Gleno, Bueggio, Teveno. Sede di entrambi gli arrivi e fulcro dell’organizzazione sarà il Comune di Colere.

Alle ore 7,15 del 1° dicembre 1923, la Val di Scalve veniva sommersa da un’ondata di acqua, fango e detriti, che si lasciava alle spalle più di 350 morti, arrivando fino in Val Camonica. Precedendo di diversi anni un’altra grande tragedia, quella del Vajont, il crollo colpiva gravemente tutta la vallata, che però non si lasciava scoraggiare dall’accaduto e si rimboccava le maniche per riedificare e risistemare ciò che le acque avevano distrutto. La diga del Gleno, unico esempio al mondo di diga mista con la parte bassa “a gravità” e quella alta “ad archi multipli”, era una maestosa opera di ingegneria lunga 260 metri e alta quasi 100, i cui si credeva possenti muri avrebbero dovuto raccogliere le acque dei torrenti Povo e Nembo per trasformarle in energia elettrica. Un gigante da sei milioni di metri cubi d’acqua che, purtroppo, si riversarono tutti nella vallata sottostante radendo al suolo qualsiasi cosa sul loro percorso. Anche il Santuario della Madonnina di Colere, ricostruito dei coleresi in tempo record.

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