Le dichiarazioni del Presidente di Aci Bergamo Valerio Bettoni riguardanti il comportamento dei ciclisti sulle strade CLICCA QUI della provincia hanno fatto discutere e hanno visto l’immediata reazione dell’Associazione per il rilancio della Bicicletta tramite le parole della sua Presidentessa Claudia Ratti. Pubblichiamo la letterea arrivata alla nostra redazione da parte dell’associazione cittadina.
“Caro amico Valerio Bettoni, Presidente di ACI Bergamo, voglio rispondere alla tua visione molto autocentrica, con le tue stesse parole: “Ci vuole disciplina sulle strade anche da parte degli automobilisti! Nutro simpatia per gli automobilisti, ma non si può occupare con prepotenza tutta la strada, reagendo con insulti, parolacce e gestacci, parcheggiare sulle bikeline , sui marciapiedi, sui sagrati e nel mentre telefonare o chattare alla luce del sole aumentando le possibilità di essere causa di gravi incidenti. Non nuovi i dati riportati relativi alla altissima percentuale di automobilisti, colti sul fatto da agenti in borghese per in fase di monitoraggio sull’utilizzo degli smart phone”.
Solo per citare gli ultimi due casi, nelle ultime ore sono due i ragazzi morti a Milano e nel veronese, il secondo in sella della sua bicicletta con l’investitore scappato senza nemmeno prestare soccorso. “La prima causa di incidente al mondo è la “distrazione”, abbiamo fatto persino dei corsi per fare comprendere che il “multitasking” non “s’ha da fare” eppure assistiamo quotidianamente a scene di quel tipo da parte di chi è alla guida di una vera e propria arma caricata -prosegue la lettera di A.Ri.Bi.-. Sorprende che ciclicamente, tu riprenda le redini di un discorso che mi trova concorde sul richiedere ai ciclisti di essere i primi ad osservare la normativa del codice della strada e di usare sempre il buonsenso, ma dall’altra parte mi fa un pochino arrabbiare perché le vittime della strada di questi ultimi periodi, ma oserei dire da sempre, sono proprio loro, gli utenti più deboli, che vengono agganciati da mezzi pesanti, e trascinati su lunghe letali distanze, investiti sugli attraversamenti, falciati da auto con alla guida conducenti alterati. Ma perché questa presa di mira del popolo dei ciclisti, ogni tanto si impossessa ancora di te?”
“Provo a riportare qui le parole di Alberto Fiorillo nel libro “NO BICI”: ma è solo dopo aver effettuato l’acquisto che l’automobilista inizia a percepire (e contemporaneamente rimuovere) quale sia il rovescio della medaglia: spese su spese (carburante, bollo, assicurazione, manutenzione, multe…), elevati livelli di stress personale (l’attenzione alla guida, alla segnaletica, la convivenza in spazi urbani sovraffollati di altri veicoli, le code e i rallentamenti, gli inevitabili piccoli incidenti, l’assenza cronica di spazi di sosta, ecc, ecc…), e da ultimo la sensazione sotterranea di essere caduti in trappola ed essersi lasciati fregare. Niente, comunque, che non possa essere curato con una buona dose serale di rimbambimento catodico, farcito di automobili nuove e luccicanti che si muovono libere in scenari aperti e spettacolari e che nel far questo non mancano di sedurre splendide donne”.
“In questo meccanismo perfettamente oliato di condizionamento mentale ed autoasservimento il ciclista rappresenta il classico granello di sabbia in mezzo agli ingranaggi. Perché l’andare in bici illustra, letteralmente, l’essere fuori dalla “scatola (a ruote)”, ovvero la differenza tra dentro e fuori. Nel vedere un individuo (della propria stessa specie) scorrazzare libero all’aperto, l’automobilista diventa istintivamente consapevole della propria condizione di costrizione. Oltre all’assenza di un “carapace” metallico, i ciclisti godono di altre forme di libertà derivanti dalla loro leggerezza e dal minimo ingombro dei propri veicoli: potendo utilizzare per i propri spostamenti spazi che agli automobilisti sono preclusi. Di fatto nella circolazione sulle strade i ciclisti subiscono un’organizzazione viaria resa obbligata dalla presenza stessa delle automobili, e sono soggetti a vincoli ed imposizioni che in assenza di automobili cesserebbero semplicemente di aver senso (i semafori, tanto per dirne una, o i sensi unici…). I ciclisti sono liberi anche e soprattutto mentalmente: liberi dai condizionamenti sociali, dal bisogno di apparire, dal conformismo. Il ciclista sfida la mentalità imperante. Chi sceglie di andare in bicicletta lo fa deliberatamente, perché gli/le piace, e normalmente la soddisfazione di fare qualcosa che piace traspare nei volti e nel “linguaggio del corpo”. I ciclisti che si incontrano sulle strade sono in genere sorridenti, o al più concentrati. Non vedrete mai un ciclista schiumare di rabbia impotente perché bloccato in un ingorgo: c’è sempre un marciapiedi, una via secondaria, un passaggio pedonale in cui svicolare, magari bici a mano. I ciclisti sono tali perché non si lasciano intrappolare, nemmeno mentalmente”.
“Forse ci sei cascato anche tu caro Valerio e allora caro amico mio, se davvero tieni a noi come affermi, prosegui nell’ opera di ACI di sensibilizzazione al rispetto del Codice della strada ma non solo quando si avvicina il Giro d’Italia perché fa parlare di voi, ma sempre, con costanza, come si faceva in passato, collaborando con ARIBI, la PL, ATS, sul tavolo dell’educazione stradale cittadina, mettendo in campo risorse non per un ritorno di immagine ma per un vero e proprio “credo” come si faceva anni fa, prima del tuo arrivo. Comunque sia ti rinnovo la mia amicizia perché il bello delle tue uscite e delle mie repliche è che alla fine ci riabbracciamo e facciamo pure una bella foto insieme per rassicurare gli amici comuni. Come an diss a Berghem , “mòla mia ma ardega prima ai tò automobilisti ! “ nel frattempo, se sei social, ti invito a guardare le due pagine su Facebook, su cui da anni riportiamo la maleducazione del popolo degli automobilisti, con una visione non “bicicentrica” ma di quelli “senzacarapacemetallico”. Buona estate e valga per tutti l’invito al rispetto del CdS e del buonsenso”.