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Dalla Germania a Clusone per l’Orologio Fanzago

Ha quasi 450 anni, ma continua ad attirare curiosità e interesse scientifico. L’Orologio astronomico di Clusone porta benissimo la sua età e, dall’alto della torre del palazzo comunale, domina il tempo. Non solo ancora funziona, a dispetto dei secoli che si è lasciato alle spalle, ma anche affascina. Ieri (sabato 1 marzo), per vedere il capolavoro realizzato nel 1583 da Pietro Fanzago, è arrivato dalla Germania Michael Korey, curatore della sezione di Strumenti scientifici del Museo della scienza di Dresda. Un esperto internazionale di grande prestigio, dunque, rimasto letteralmente rapito dall’Orologio e dai suoi meccanismi.

Americano di nascita, Michael Korey è un matematico e storico della scienza. Dopo aver completato gli studi negli Stati Uniti, in Inghilterra a Cambridge e in Germania, dal 2002 collabora con una delle più prestigiose collezioni al mondo: il Mathematisch-Physikalischer Salon di Dresda. Fondato nel 1728, questo museo custodisce antichi orologi e strumenti scientifici realizzati dai più grandi maestri di ogni epoca, destinati a re, imperatori e scienziati.

Grazie al suo impegno nella valorizzazione delle raccolte, alla promozione di attività didattiche e alle ricerche su pezzi di particolare rilievo, ha raggiunto la posizione di curatore senior della collezione. Attivo a livello internazionale attraverso pubblicazioni, conferenze e collaborazioni accademiche, ha ricoperto ruoli di prestigio nelle associazioni internazionali dedicate allo studio della strumentazione scientifica. Nel 2019, la Società matematica tedesca gli ha conferito la Medaglia alla comunicazione scientifica in riconoscimento del suo contributo alla divulgazione.

Ad accompagnare Michael Korey c’era Marisa Addomine, presidente del Registro italiano orologi da torre, tra i massimi specialisti a livello internazionale, oltre che responsabile della collezione di orologeria del Museo arte tempo (Mat)  di Clusone. All’interno del palazzo comunale, sono stati poi raggiunti dal sindaco Massimo Morstabilini. La visita è proseguita al Mat, nella sezione che ospita i meccanismi di orologi da torre.

Michael Korey è rimasto a lungo a osservare i quadranti dell’orologio, sorpreso dalla quantità e qualità delle informazioni che Pietro Fanzago seppe inserire nei suoi dischi. «L’aspetto che lo ha maggiormente colpito – ci ha spiegato Marisa Addomine – è la fascia che indica la durata della luce del giorno rispetto alla notte nelle diverse stagioni, rappresentata in modo scientificamente e geometricamente corretto. Questa indicazione, ovvero il fatto che la durata delle ore di luce vari e che tale variazione sia stagionale, oltre alla consapevolezza che le stagioni non abbiano tutte la stessa durata (astronomicamente parlando, l’estate è un po’ più lunga dell’inverno, per esempio), risale addirittura ai Babilonesi. Essi la tracciarono sulle tavolette cuneiformi che ci hanno lasciato. Questa conoscenza passò poi ai Greci, dai Greci ai Romani, attraverso l’ellenismo, e ancora sopravvive e si manifesta. È molto raro che un orologio riproduca questa informazione. Nella sua collezione ci sono straordinari orologi astronomici, e solo in pochi, di altissima gamma e qualità, troviamo questo tipo di indicazione così scientificamente calcolata e riprodotta. Trovarla in un orologio pubblico, tutto sommato in una piccola città come Clusone, e per di più nel Cinquecento, lo ha lasciato veramente sorpreso».

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