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Spese per le Rsa, è allarme: «Lo Stato si tira indietro, pugnalata alle famiglie»

Le famiglie rischiano di dover coprire interamente le spese di ricovero nelle Residenze sanitarie assistenziali, mettendo a rischio il diritto universale all’assistenza, soprattutto per le persone con disabilità gravi e gravissime. È l’allarme lanciato da Giacomo Meloni, segretario generale della Fnp di Bergamo, il sindacato pensionati della Cisl. Meloni critica duramente l’approvazione in Commissione al Senato di un emendamento sui Livelli essenziali di assistenza (Lea).

L’emendamento, inserito nel disegno di legge a supporto del decreto “taglia liste d’attesa”, secondo Meloni rischia di scaricare sulle famiglie una spesa mensile che supera i 1.600 euro. Attualmente, la Regione copre il 50% della retta media per chi non ha redditi sufficienti, attraverso l’Agenzia di tutela della salute (Ats). In alcuni casi, l’Ats finanzia anche l’assistenza per attività essenziali come vestire, lavare e nutrire gli anziani. Attività considerate strettamente connesse alla spesa sanitaria dalla Corte di Cassazione.

«È una scelta inaccettabile – denuncia Meloni -. Si fa ricadere sui malati di Alzheimer e su chi soffre di altre patologie neurodegenerative il costo di un’assistenza che non può essere separata da quella sanitaria. Questo va contro gli impegni presi con la riforma per la non autosufficienza».

Il problema coinvolge oltre mille persone non autosufficienti nelle Rsa di Bergamo e provincia. Se la Regione non interverrà con fondi specifici per gli interventi socio-assistenziali, secondo la Fnp il peso economico ricadrà interamente sui comuni, già alle prese con un calo dei trasferimenti statali.

«Il Governo dovrebbe intervenire per alleggerire il carico sulle famiglie più fragili, invece si rischia di aumentare ulteriormente i costi – prosegue Giacomo Meloni -. Ci auguriamo che l’emendamento venga ritirato e si avvii un confronto per l’attuazione completa della riforma».

Meloni conclude con un duro monito: «Questo provvedimento rappresenta un enorme passo indietro, con gravi conseguenze sociali. È una pugnalata alle spalle per le persone non autosufficienti e per le loro famiglie. Mentre cresce la spesa per il riarmo, si taglia su welfare e sanità: un’inversione di rotta inaccettabile».

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