Secondo album per i Bad Touch da Norfolk, Inghilterra, disco che il sottoscritto attendeva con curiosità dopo il riuscito esordio del 2015 “Half Way Home”, ottimo esempio di tipico hard rock britannico suonato con grinta e passione. Il quintetto britannico vede Stevie Westwood alla voce, Rob Glendinning e Daniel Seekings alle chitarre, Michael Bailey al basso e George Drewry alla batteria.
E’ peraltro notizia proprio di questi giorni che Glendinning è stato sostituito dal giovane Harry Slater, chitarrista che in molti paragonano ( per stile e immagine ) a Joe Bonamassa. Ma noi ci concentriamo su questo lavoro composto da ben 12 canzoni e che conferma quanto di buono fatto vedere nel disco d’esordio, confermando i Bad Touch come una delle realtà più interessanti tra le nuove leve britanniche. Si parte con “One More Night” con atmosfere che rimandano dritte ai Black Crowes degli esordi e ai The Answer, paragone che calza benissimo anche per “99%” scelta anche come singolo e dotata di quella esuberanza che immagino dal vivo debba essere travolgente. Si rallenta il ritmo con “Waiting For This”, molto zeppeliniana nel suo incedere, mentre “Heartbreaker Soulshaker” è più diretta e giocata su un riff quasi funky, mi ha ricordato non poco le ultime cose di mr. Glenn Hughes. “Take Your Time” si candida ad essere uno dei momenti migliori dell’intero lavoro, un blues caldo, avvolgente, con un’ottima prova di Westwood e un bel solo di Glendinning. Come altro singolo è stata scelta “Made To Break” in cui è possibile sentire ancora forte l’influenza dei corvi di Atlanta, come del resto anche in “Healing Hand”. “Let The Sun Shine” si avvale di una bella voce femminile e fa da apripista a “My Mother Told Me”, un infuocato rock blues in cui possiamo ancora ammirare l’attitudine di Westwood e un’ottimo lavoro dei due chitarristi in uno dei pezzi più belli del disco. Merita la citazione anche “Outlaw”, che dopo un inizio “sofferto” esplode in un hard rock dalle tinte sudiste davvero notevole. Un secondo lavoro di ottimo livello quello dei Bad Touch, che li pone come tra le realtà più interessanti del classic rock contemporaneo.