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Ad Albino apre l’ostello della Ripa, ma è scontro col Comune

E’ scontro ad Albino tra Comune e Cooperativa “La Fenice” per l’ostello realizzato all’interno del convento della Ripa di Desenzano. Il nodo sono ancora una volta gli oneri di urbanizzazione, già al centro di polemiche negli anni scorsi quando la cittadina era guidata dall’amministrazione di centrosinistra del sindaco Luca Carrara. La vicenda questa volta è finita davanti al Tar di Brescia, che nei giorni scorsi ha preso una prima decisione.

L’ostello è aperto dal 1° agosto. “Siamo a metà strada del progetto che prevede anche la realizzazione di un centro culturale – spiega il presidente della Cooperativa “La Fenice” Fabrizio Persico -. La priorità data all’ostello deriva dalle risorse che siamo riusciti a trovare grazie ad enti che hanno creduto a questa iniziativa”, come la Regione e la Fondazione Cariplo. La gestione è stata affidata a una cooperativa di giovani, “una delle clausole concordate con la Regione” prosegue Persico.

C’è da dire che la struttura avrebbe dovuto aprire già ad aprile. “I lavori erano finiti e l’ostello pronto ad accogliere tutto il mercato dell’Expo, su cui puntavamo molto. Purtroppo dall’ufficio tecnico del Comune di Albino è arrivato uno stop all’agibilità dell’intero immobile”. Un provvedimento legato alla vicenda degli oneri di urbanizzazione, che tanto ha fatto discutere in questi anni. “C’è da dire che abbiamo già pagato 275 mila euro – sostiene Persico -. Inoltre, nella convenzione stipulata con l’amministrazione precedente gli oneri di urbanizzazione secondaria erano stati sospesi in virtù di uno scambio che prevedeva per il Comune la fruizione di spazi del convento, la collaborazione sul piano della programmazione culturale e la disponibilità dell’ostello con facilitazioni”.

La nuova amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Fabio Terzi ha invece chiesto il pagamento di 230 mila euro di oneri, perché nel frattempo la convenzione era scaduta senza che tutte le opere previste fossero realizzate. Secondo la cooperativa, invece, in virtù del decreto del “Fare” la convenzione doveva intendersi prorogata per altri tre anni. C’è stato anche un tentativo di conciliazione con il Comune che ha proposto uno “sconto”, ma la Cooperativa ha preferito rivolgersi al Tar. “E il Tar ci ha dato ragione, sospendendo il provvedimento dell’ufficio tecnico che ci chiedeva i 230 mila euro di oneri. Il Tar di Brescia, in sotanza, ha detto che gli oneri non devono essere richiesti e che la convenzione deve essere automaticamente prorogata per 3 anni”. Ora i giudici amministrativi dovranno esprimersi nel merito. Ma per la sentenza ci vorranno diversi mesi.

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