Via dei Campari, via Credenza, del Console, Deputati: a Gorno i nomi delle strade non sono quello che sembrano: richiamano infatti la storia locale, significati ai più oggi sconosciuti. Alla fine degli anni ‘60 è stato l’allora sindaco Luigi Furia a battezzare le vie. «Non avevano nomi – spiega Furia – c’erano solo via Monsignor Guerinoni e via Giuseppe Riccardi e spesso i postini si perdevano potendo contare solo sulle località. Così invece di attingere al repertorio di personaggi famosi ho deciso di rifarmi alla storia locale, pescando dallo Statuto del Comune e rispolverando figure dei tempi dell’Arengo».
Ecco che allora via del Console si riconduce quindi a quando ciascuna delle tre frazioni del paese della valle del Riso eleggeva un console di cui uno veniva posto a guida dell’intera comunità. Oppure via dei Campari non è frutto di una sponsorizzazione (non si sa mai che a qualche amministratore per fare quadrare i conti venga in mente “via Coca Cola”), ma richiama alla memoria la figura del “camparo”, una guardia che doveva controllare i campi, i confini, le strade e le proprietà pubbliche. Il canevaro era invece colui che doveva tenere i conti della comunità, mentre i deputati erano persone che venivano elette per un compito specifico dai capifamiglia sorteggiati pescando sassi contrassegnati da una croce. «La credenza – spiega Furia –, non era un mobile, ma l’insieme delle leggi e tradizioni, mentre il solaro era il solaio in cui si riunivano i capifamiglia che si riunivano nell’Arengo».
Altre vie di Gorno sono ispirate a toponimi locali, come le piazze delle contrade (eccetto Erdeno già intitolata nel periodo fascista). Secondo Furia a Gorno c’è ancora una persona che andrebbe ricordata: l’abate Guarinoni, un poeta vissuto nel XVII secolo a cui si deve la pubblicazione dell’Iliade del cacciatore, un tomo di più di 400 pagine tutte in rima.