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Integrazione sociosanitaria: in Università a Bergamo il Ministro Lorenzin

Dopo i lavori di sabato con il Ministro Maurizio Martina, quest’oggi in Università a Bergamo, presso l’ex chiesa di Sant’Agostino, è intervenuta Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità che ha preso parte al seminario intitolato “L’integrazione sociosanitaria: evoluzione e prospettive dopo la legge regionale 23/2015 sul Sistema socio-sanitario lombardo”. Oltre al Rettore Remo Morzenti Pellegrini e a Viviana Molaschi, docente di Diritto pubblico, amministrativo e sanitario del dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Ateneo, è intervenuto anche Angelo Capelli, estensore della Riforma del Servizio sociosanitario lombardo e Vicepresidente della III Commissione Sanità e Politiche sociali della Regione Lombardia.

Il Magnifico Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini
Il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini

Ha introdotto il dibattito il padrone di casa allargando gli orizzonti. «Una delle sfide – ha detto il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo – è quella di provare a configurare l’area del sociosanitario non (o non solo) come un settore, ma come una possibile leva di processi di integrazione tra i settori che insistono sullo stesso. Al fine di costruire un sistema integrato di servizi, diventa necessario, come del resto suggeriscono le esperienze europee, chiamare in causa anche altre politiche. Non saranno oggetto del dibattito di oggi, ma le politiche occupazionali e quelle urbane e abitative, in particolare, contengono infatti un patrimonio di risorse potenziali proprio per favorire l’integrazione tra il sanitario e il sociale. Un altro punto di possibile riflessione si concentra su alcuni aspetti sui quali convergono o sono suscettibili di convergere le politiche sanitarie e le politiche dell’assistenza sociale. Mi riferisco, in particolar modo, ai due principali poli attorno ai quali si mette in moto l’integrazione tra sanità e assistenza: l’individuo e il territorio».

Remo Morzenti Pellegrini
Remo Morzenti Pellegrini

«Questa è una grande occasione – ha detto Angelo Capelli – per parlare della riforma che ha messo al centro l’esigenza di rispondere con un modello organizzativo la necessità di integrazione tra i diversi punti di offerta che il sistema offre: sia dal punto di vista sanitario, sia da quello sociale. Una grande occasione per via del contributo di natura accademica e scientifica che ci offre il nostro Ateneo e per via della presenza del Ministro che ha autorizzato il modello proponendolo come una sperimentazione che potrebbe estendersi anche alle altre regioni qualora ne fosse testimoniata l’efficacia. Il vero lavoro è ora intraprendere il maggior numero possibile di azioni necessarie all’integrazione di soggetti che da sempre erano immersi in un rapporto di netta distinzione. Supereremo la separazione tra cure in ospedale e quelle a casa, ma sarà una sfida per tutti gli attori che dovranno entrare in questa prospettiva».

Sull’orizzonte c’è anche quanto potrebbe fare il legislatore a livello centrale. «La possibilità di dettare disposizioni generali e comuni per la tutela della salute e per le politiche sociali, – ha detto nella fase conclusiva della sua relazione Viviana Molaschi – soprattutto se si leggono le due espressioni come un tutt’uno, come un’endiadi, potrebbe aprire ulteriori spazi di disciplina a livello nazionale dell’integrazione socio sanitaria. Le disposizioni generali comuni potrebbero quindi costituire una sponda per creare quel quadro unitario che può fare da base per l’effettiva e uniforme garanzia dei livelli essenziali che sono anche sociosanitari. Non bisogna dimenticare come molte delle diseguaglianze regionali delle garanzie dei livelli dipendono da aspetti organizzativi. Ovviamente se la riforma passerà spetterà alle dinamiche istituzionali e anche alla Corte Costituzionale dare significato al nuovo articolo 117 della Costituzione. L’auspicio è che questa nuova stagione istituzionale raggiunga il giusto equilibrio: da un lato c’è l’istanza di non imbrigliare quelle regioni ad elevata performance  che sperimentano soluzioni innovativi, che corrono; dall’altro poiché l’integrazione dell’assistenza sanitaria è disomogenea, c’è l’esigenza di supportare quelle regioni che hanno un’infrastruttura più debole».

Il Ministro Lorenzin in Università a Bergamo
Il Ministro Lorenzin in Università a Bergamo

«Ci giochiamo la tenuta del nostro sistema sulla sfida della cronicità – ha spiegato il Ministro nella sua relazione -. Di fatto il sistema che abbiamo immaginato prevede un territorio che funzioni, altrimenti le persone curate dagli ospedali una volta a casa si trovano a dovere ritornare negli ospedali e i costi in queste strutture sono giustamente alti. Eppure anche il paziente cronico ha diritto a essere curato. Cosa significa un malato cronico che non è preso in carico? Significa che lo hanno in carico le donne con un peso di cura per loro spesso insostenibile. Noi abbiamo gestito questa parte della malattia fino a oggi immaginando un sistema in cui si viveva di meno, mentre oggi la prospettiva di vita è di 100 anni. Dovremo immaginare delle trasformazioni del nostro tessuto sociale. Ci aiuterà la tecnologia, ma la tecnologia non ci risolverà tutti i problemi. Altro aspetto è la riabilitazione che non deve essere più il fanalino di coda della gestione del sistema. Regione Lombardia ci ha proposto un modello organizzativo diverso e ora questo modello prova a dare le risposte ai bisogni: a come rendere sostenibile il sistema garantendo i servizi senza immaginare un aumento della spesa. Si tratta di una sfida interessante, ha certamente dei rischi in quanto richiede formazione del personale amministrativo e sanitario e un cambiamento dell’organizzazione».

«Essendo una riforma molto innovativa – ha detto il Ministro nell’intervista con i giornalisti al termine del Seminario – lo Stato si prende il carico di analizzare l’evoluzione della riforma e verifica che non ci siano scollamenti sulle erogazioni e le prestazioni. Speriamo che la riforma produca i risultati che si è prefissa e questo renderebbe il sistema lombardo ancora più moderno considerando i problemi di oggi come l’aumento dell’età della popolazione e delle cronicità». Rispetto al rischio e corruzione la riforma metterà a riparo? «È il comportamento dei singoli – ha detto Lorenzin – che metterà al riparo da questi rischi, insieme all’attuazione delle norme anti-corruzione che tutte le regioni stanno percependo. Uno degli elementi più importanti è la digitalizzazione dei dati: avere dati qualitativi e quantitativi delle prestazioni consente di rilevare subito eventuali scollamenti. Molto importante è anche la nuova norma sulla formazione dei manager che prevede un albo sanitario dei manager e soprattutto si richiede il raggiungimento di obiettivi e punteggi che se non raggiunti fanno decadere il manager».

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