Sette vescovi, decine di sacerdoti, tantissima gente: un abbraccio forte quello che la Chiesa bergamasca ha riservato oggi a monsignor Angelo Gelmi. La Basilica di Gandino era colma per l’addio al «vescovo dei campesinos», pioniere della missione diocesana in Bolivia, spentosi venerdì all’età di 78 anni.
Il corteo funebre si è mosso dal centro pastorale di Gandino, dove era allestita la camera ardente, e prima di giungere in Basilica ha attraversato anche la piazza del Comune. Le esequie sono state presiedute dal vescovo di Bergamo Francesco Beschi. Accanto a lui, sull’altare, anche Eugenio Coter ed Eugenio Scarpellini, entrambi vescovi in Bolivia; Maurizio Malvestiti e Maurizio Gervasoni, vescovi di Lodi e Vigevano; Gaetano Bonicelli e Bruno Foresti, vescovi emeriti di Siena e Brescia. C’era anche il vicario generale della Diocesi Davide Pelucchi, curato a Gandino quando monsignor Gelmi venne ordinato vescovo.
«Possiamo riconoscere che il suo stile di amare è stato soprattutto la condivisione, come una via che lui ha percorso e abbracciato e che noi non vogliamo abbandonare», ha detto monsignor Beschi nell’omelia. Il vescovo di Bergamo ha letto poi alcuni messaggi giunti in questi giorni dalla Bolivia: «Commovente la lettera che mi ha scritto l’arcivescovo emerito di Cochabamba, monsignor Tito Solari. Tra le tante espressioni leggo questa: si era fatto uno di loro, un autentico campesino, il vescovo campesino per i campesinos. E tutti lo conoscevano e l’amavano».
Monsignor Angelo Gelmi era vescovo ausiliare emerito di Cochabamba. Partì per la Bolivia nel 1970, due anni dopo l’ordinazione. La sua prima destinazione fu La Paz. Nel 1975 chiese di essere trasferito a Sacaba, una cittadina vicino a Cochabamba e lì iniziò la sua missione sull’altipiano, dove rimase anche dopo la nomina a vescovo ausiliare. Era rientrato in Italia da circa tre anni per problemi di salute.

Al termine della cerimonia, la vita di monsignor Gelmi è stata ripercorsa dal vescovo Eugenio Coter: «La povertà in cui è cresciuto lo ha temprato e fatto capace di amare i poveri, senza infastidirsi dei limiti che la povertà, e parecchie volte la miseria, imponeva loro. Lo abbiamo visto dormire per terra, su pelli grezze di pecora o avvolto nel poncho come i contadini delle alture; mangiare seduto su un muretto o dietro, al riparo del vento, con una scodella o un piatto di latta, invitandoci a mangiare tutto per non offendere chi stava condividendo il poco cibo che aveva».
La salma di monsignor Gelmi riposa da oggi nel cimitero di Gandino. Prima di posare il feretro nella cappella dei sacerdoti, il vescovo campesino è stato salutato dagli alpini con «Signore delle cime» e dal Cai con la «Preghiera della montagna». Infine, una melodia andina suonata con un flauto di legno ha portato in Valle Seriana il cuore della Bolivia.