Arrivano al traguardo del terzo disco gli argentini Gunner, una band di cui si parla molto poco ma che nel corso degli anni ha saputo tirar fuori tre dischi veramente interessanti. il territorio in cui si muove il quintetto albiceleste è un hard rock melodico che affonda le proprie radici sia in ambiti più smaccatamente melodic rock che in quelli più vicini ad un certo class metal ottantiano. Quello che è certo è che i nostri sono totalmente devoti agli anni ’80, e anche se siamo ormai nel 2016 , riescono a risultare molto godibili.
Anche l’immagine del gruppo è calata perfettamente nel contesto, sembra quasi che una macchina del tempo abbia scaraventato i cinque argentini nel nostro tempo prelevandoli direttamente dal Sunset Strip degli anni ’80. Come dicevamo in apertura il disco ha diversi momenti legati al suono melodico di gruppi come Europe e primi Bon Jovi, grazie soprattutto al lavoro del tastierista Mark, che in pezzi come “One Look”e “Waiting” diventa il trademark di canzoni molto melodiche e ispirate alle band sopra citate. Gran pezzo è il singolo “Through The Night” in cui sopra un tappeto di tastiere si staglia l’ottimo lavoro del chitarrista Roxx ( Rodrigo Bugallo ) ben coadiuvato dalla voce di Pyper, pezzo che sembra venir fuori da un demo dimenticato di qualche band minore della scena losangelina degli anni ’80. E se “Don’t Cross The Line” suona come un ipotetico mix tra i Bon Jovi di “Runaway” e i Dokken, la bordata di “Unholy War” con tanto di doppia cassa è un omaggio al metal americano sempre di quegli anni, ricordando qualcosa dei Lizzy Borden. Ancora echi di class metal alla Dokken/Ratt in “Reaching The Stars ( We Are )”, mentre “Lonely As Love” è una ballata che profuma di anni 80 e di AOR fino al midollo, come d’altronde anche la successiva “Hearts On Fire”, divisa tra un riffone di Bugallo e il consueto tappeto di tastiere. Ho seguito la crescita del combo sudamericano album dopo album e posso tranquillamente affermare che insieme a Tempt e Palace sono tra le novità più fresche di un suono che sembrava perso e che invece annovera ancora molti estimatori, anche in paesi lontani, musicalmente parlando, come l’Argentina.