Valorizzare il proprio territorio: è l’obiettivo dell’amministrazione comunale di Colere che intende allestire un parco legato ad alcune pietre molto particolari che si trovano nei pressi di Cima Verde.
Non lontano dal rifugio Albani, a ovest rispetto al massiccio della Presolana, su alcune pietre si trovano infatti alcuni simboli da tempo avvolte dal mistero. Gli esperti le chiamano “triplici cinte”, disegno che richiama uno schema di un gioco come quello del “filetto”. In realtà questi segni sono sparsi un po’ il nostro Paese e anche all’estero e secondo alcuni studiosi sembra che possano essere qualcosa di più di un passa tempo di qualche pastore. Tutto resta ovviamente sul piano della supposizione, ma come è solito dire il sindaco Benedetto Maria Bonomo: «Che si tratti di una delle più grandi sala giochi di un tempo o di un luogo archeologico particolarmente importante, l’amministrazione comunale è intenzionata a valorizzarla e pensa alla realizzazione di un parco archeologico con un’apposita segnaletica».
Ieri con le nostre telecamere abbiamo seguito un sopralluogo concentrato proprio su questo sito. «L’obiettivo di questa uscita è valorizzare uno dei siti di arte rupestre più importanti della valle di Scalve – spiega Maurilio Grassi, presidente dell’associazione culturale Antiqua Scalve. – Questa spedizione organizzata dalla nostra associazione culturale con la biblioteca privata donna Giuliana e i volontari dell’associazione Strada Verde vuole proprio cercare di verificare lo stato di salute di questi reperti».
«Queste pietre sono piuttosto interessanti in quanto rappresentano figure molto particolari – il nostro scopo è di vedere, valutare, promuovere e fare conoscere questo patrimonio che caratterizza l’area di Colere».
«Questo è un luogo particolarissimo per il suo posizionamento di fronte alla Presolana – afferma il sindaco di Colere Benedetto Maria Bononomo – e per il fatto che intorno ci sono questi massi con queste triplici cinte, significato non ancora spiegato. Oggi siamo qui per mappare questo luogo». Le pietre si trovano non lontano dal sentiero che sale dal piano del “Möschel” e con il quale si accede alla valle di Scalve. Da tempo sono al centro di studi: è stato anche pubblicato un libro.
Ma la zona del rifugio Albani è interessante non solo per il suo paesaggio e per i misteri legati a queste pietre. Negli ultimi anni sono state riqualificate le strutture del villaggio minerario e l’associazione “La strada verde” sta lavorando per la riapertura (a scopo turistico) delle miniere di zinco e piombo. Secondo gli ultimi accordi pare che presto possa diventare visitabile il primo chilometro mezzo della galleria.