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Ardesio lascia l’Unione, anche il Consiglio dice sì

L’Ardexit si concretizza verso le 10,30 di sera, dopo circa due ore di Consiglio comunale. Il sindaco Yvan Caccia chiama al voto: la maggioranza (Lega Nord – Ardesio Rinasce) si esprime compatta per il sì, la minoranza (lista civica «Ardesio Unita») dice no. I numeri non lasciano margini: 9 a 4. Ardesio è fuori dall’Unione dei Comuni Asta del Serio.

Nessuna sorpresa, dunque. Del resto, le intenzioni della nuova amministrazione erano chiare fin da agosto, quando la Giunta aveva approvato un atto d’indirizzo per mettere fine all’esperienza iniziata con Piario e Villa d’Ogna. Il Consiglio comunale ha confermato la decisione. Ora, da statuto, toccherà all’assemblea dell’Unione ratificare l’uscita. Potrebbe anche dire no. Ma sembra difficile che possa accadere.

È stato il vicesindaco Bonaventura Riccardi a spiegare, ancora una volta, i motivi della scelta. «La dotazione di personale da trasferire all’Unione, per un totale di 27 dipendenti, di cui 17 del Comune di Ardesio, comporterebbe uno svuotamento della struttura comunale con conseguente peggioramento della qualità e quantità dei servizi erogati agli abitanti – ha esordito -. Il Comune di Ardesio, inoltre, metterebbe a disposizione risorse umane in misura superiore agli altri due enti».

Inoltre, per un paese grande e con parecchie frazioni, «la localizzazione degli uffici in diversi comuni comporterebbe disagio per i cittadini, soprattutto per quelli privi di propri mezzi di trasporto». Anche quella che è ritenuta un’ulteriore burocratizzazione ha pesato: «L’Unione è un ente assoggettato ai medesimi adempimenti dei comuni».

La nuova amministrazione non condivide poi i criteri di ponderazione del voto previsti dallo statuto (il voto dei consiglieri di Ardesio ha un valore di 3,5, quello di ciascun rappresentante di Villa d’Ogna e Piario è pari a 2). «Il Comune di Ardesio non ha la giusta considerazione nell’ambito dell’Unione», ha detto Riccardi.

«Siamo contrari a farci impoverire da risorse umane ed economiche, oltre che essere subordinati ad altri enti», ha aggiunto il vicesindaco. Per poi concludere: «La strada delle convenzioni e accordi di programma pare essere la via più concreta, in quanto il nostro ente non è soggetto all’obbligo di confluire in alcuna Unione di Comuni o fusione».

L’Unione dei Comuni Asta del Serio avrebbe dovuto iniziare il suo cammino dal 1° luglio 2016.  «Quando ci siamo insediati (ad Ardesio si è votato il 5 giugno, ndr) ci siamo accorti che non erano stati predisposti gli atti propedeutici al funzionamento dell’ente, in particolare i contratti individuali di lavoro. Non erano state volturate le utenze degli uffici. Non erano stati predisposti i regolamenti per il funzionamento dell’Unione. Pensare di avviare questo meccanismo in meno di un mese era davvero folle». Da qui, in una prima fase, la richiesta di tempo per svolgere approfondimenti. Poi, la decisione di abbandonare l’ente.

L’ex sindaco Alberto Bigoni, ora tra i banchi della minoranza, ha difeso le scelte della sua amministrazione: «Abbiamo visto nell’Unione uno strumento di risposta utile, celere, efficace ed efficiente alle necessità della popolazione, supportati dai pareri autorevoli di chi fa (giustamente) le pulci ai bilanci comunali: la Corte dei Conti. Avremo visto male? Non ci è dato saperlo perché non si permette che la macchina venga tolta dall’officina per la messa in strada. Questo il nocciolo della questione: scegliete di non voler fare».

Secondo l’ex primo cittadino, la scelta di lasciare l’Unione si basa su «motivazioni che lasciano veramente il tempo che trovano dato che posano su fondamenta debolissime: non è partito questo, non funziona quello, i servizi possono peggiorare. Omettete di dire, però, la cosa più importante: per farla partire davvero, questa Unione, si doveva lavorare dal primo giorno di insediamento della nuova Giunta, invece avete scelto di spendere il vostro tempo nel cercare cosa ancora non andava».

Infine, l’affondo: «Rifiutare, come state facendo voi, di chiudere la fase di partenza da noi avviata è una clamorosa ammissione di incapacità politica nel provare a governare un Ente sovracomunale nella fase più delicata, quella in cui le difficoltà devono essere misurate, affrontate e risolte. Manca il coraggio e si preferisce non sporcarsi le mani».

Il capogruppo di minoranza Simone Bergamini, candidato sindaco di «Ardesio Unita» alle elezioni di giugno, ha aggiunto: «Non si può ogni 5 anni buttare all’aria il lavoro fatto in precedenza. Si riparte da zero e non c’è stata nemmeno la possibilità di testare lo strumento. Le motivazioni di questa scelta sono politiche».

«Io ho una tessera di partito – ha risposto il sindaco -, ma la politica la faccio fuori di qui. Se l’Unione era il progetto strategico di Ardesio Unita, dovevate testarlo dal 1° gennaio 2016 e giocarci la campagna elettorale. Allora sì sarebbe stato possibile scegliere». «Se avessi potuto, avrei fatto partire l’Unione anche dal 1° gennaio 2015. Purtroppo non siamo riusciti. Avviare un processo così complesso non è facile», ha osservato Bigoni.

L’ex sindaco, infine, ha avanzato l’ipotesi che la decisione della maggioranza possa configurare un danno erariale. Ma Caccia ha rispedito il monito al mittente: «Attenzione: le segnalazioni per danno erariale possono essere presentate anche per le spese sostenute fino a qui per l’Unione».

Il dibattito non ha influito sull’esito del voto. La maggioranza si è espressa a favore del recesso anticipato. La minoranza contro. Ardesio torna a far da sé.

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