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Bergamo con la valigia, nuovi arrivi per una destinazione di sempre

Tra i Paesi che hanno ospitato numerosi bergamaschi c’è sicuramente la Svizzera. La terra elvetica non è stata solo una delle principali destinazioni dell’emigrazione della seconda metà del secolo scorso, anche negli ultimi anni continuano ad arrivare numerosi giovani.

Ce lo conferma anche Rossana Seghezzi, 36 anni di Premolo e da una decina di anni residente in Svizzera, dove recentemente ha ottenuto anche la sua seconda cittadinanza. «Negli ultimi anni sono arrivati tantissimi giovani italiani – spiega Rossana -, anche diversi orobici. Le motivazioni e le condizioni sono diverse. C’è chi completa la propria carriera universitaria, chi cerca un lavoro diverso da quello che faceva in Italia, chi ha una forte specializzazione e chi meno».

Rossana Seghezzi di Premolo lavora per il Touring Club Svizzero a Berna, dove si occupa della comunicazione online nelle tre lingue nazionali. Rossana ha frequentato il Fantoni di Clusone e poi si è laureata all’Università di Trieste in Scienze della Comunicazione. 

I consigli per chi sceglie di trasferirsi in Svizzera? «Sicuramente il più importante è di fare corsi della lingua parlata nella regione in cui si ha deciso di andare. Nonostante con l’inglese si vada ovunque, e in Svizzera sia possibile lavorare conoscendo questa lingua, è consigliato conoscere quella regionale (nel ventaglio delle opzioni: tedesco, francese e italiano), cosa che permette di integrarsi e venire accettati più velocemente dai residenti. Poi per quanto riguarda la burocrazia ci sono diverse comunicazioni da fare: al comune in cui si vuole risiedere, al cantone e alla polizia. Occorre inoltre aprire una cassa malati privata. Insomma ci sono diverse regole che bisogna conoscere».

Lungolago di Zurigo e Grossmünster

Cosa non fare assolutamente in Svizzera? «Non rispettare le regole, anche quelle che sembrano banali. Un caso potrebbe essere quello di dotarsi sempre del biglietto di viaggio sui mezzi di trasporto. I controlli sono capillari e se si viene scoperti per due volte senza biglietto si finisce davanti a un giudice, con tutte le spese del procedimento giudiziario da pagare e con la registrazione in uno schedario che compromette l’affidabilità del cittadino anche in altre situazioni, esempio: quando si cerca casa o si compilano domande per servizi o agevolazioni».

Rossana Seghezzi a Berna

Ci sono aspetti del vivere quotidiano che si discostano dall’Italia? «Su questo tema si potrebbe scrivere un libro in quanto si differenziano più tipologie di materiali. Per la carta c’è un giorno di raccolta, per il cartone un altro. Il vetro viene conferito in tre campane diverse in base alla tipologia e colore (trasparente, verde e marrone). Anche la plastica non è tutta uguale, ve ne sono tre tipi diversi. Devo dire che funziona molto bene, ma è necessario applicarsi. Per quanto riguarda l’indifferenziata il sacchetto è più caro in quanto il costo comprende anche la tassa di smaltimento. Per rendere le cose ancora più efficienti vengono organizzati regolarmente corsi su come dividere l’immondizia».

Rossana Seghezzi sullo Jungfraujoch il complesso di montagne più alto della Svizzera

Cosa sfatare della Svizzera? «Per prima cosa il mito secondo il quale tutte le persone che vivono sul suolo elvetico siano ricche: bisogna ricordare che la vita è molto costosa. Un misura può essere il prezzo di una pizza margherita a Zurigo: circa 16 euro. Poi ci sono conquiste che forse in Svizzera devono essere ancora raggiunte, soprattutto per le donne: per quanto riguarda la maternità si può rimanere a casa dal lavoro fino a tre mesi dopo il parto e il sistema potrebbe aiutare di più il rientro delle donne in azienda. In battuta direi inoltre anche che non è sempre vero che il cioccolato svizzero sia più buono a priori di quello italiano».

Negli ultimi mesi abbiamo raccontato la storia di un’altra emigrante bergamasca che vive in Svizzera: Valeria Quaglia Generoso.

Il Parlamento di Berna

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