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Pisogne ricorda i martiri delle foibe

Dal 2005 in Italia si celebra il Giorno del ricordo. Si tratta di una solennità civile per non dimenticare i martiri delle foibe e l’esodo dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia dopo la seconda guerra mondiale. La ricorrenza cade il 10 febbraio (giorno in cui fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia), ma a Pisogne la commemorazione si è svolta oggi.

Un corteo ha attraversato la cittadina bresciana dal municipio al monumento dedicato ai Martiri delle foibe. Hanno camminato insieme autorità, rappresentanti delle associazioni, ragazzi delle scuole e un gruppo di esuli istriani, dalmati e fiumani. Davanti al monumento, l’alzabandiera e gli onori ai Caduti sulle le note dell’inno di Mameli, della Leggenda del Piave e del Silenzio. Poi i discorsi.

«Gli avvenimenti drammatici che ci ha consegnato la storia non devono essere utilizzati per fini di parte o per creare contrapposizioni. Uomini e donne dello Stato o che rivestono ruoli formativi hanno il dovere di costruire una memoria condivisa», ha detto il sindaco di Pisogne, Diego Invernici, con chiaro riferimento alle divisioni che ancora oggi emergono attorno al tema delle foibe.

Fa riflettere anche un episodio portato alla luce da Paolo Salvador, dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia. «Sono semplicemente sbalordito dal fatto che un manifesto messo su un pannello qui vicino ieri sia stato strappato». Sul manifesto c’era la foto della “bambina con la valigia”, diventata ormai l’immagine simbolo delle foibe. «Quella bambina – ha ricordato Salvador – si chiamava Egea Haffner e a 6 anni fu costretta a lasciare Pola, dopo che i suoi genitori erano stati infoibati. Sulla sua valigia c’era un numero: 30.001. Lo scrisse suo zio per ricordare i 30 mila abitanti di Pola che nel 1946 dovettero abbandonare la propria città, assieme ai 350 mila italiani istriani, fiumani e dalmati che lasciarono le loro terre in mano alla Jugoslavia comunista di Tito».

Alla cerimonia c’erano anche i capigruppo alpini di Zara, Aldo Duiella, e di Fiume, Franco Pizzini. «Purtroppo ancora oggi si sente qualcuno che minimizza o tenta di giustificare la tragedia delle foibe e dell’esodo – ha detto quest’ultimo -. Dobbiamo superare queste divisioni e queste strumentalizzazioni. Ricordare le atrocità del passato non vuol dire usarle come clava contro l’avversario politico. È giunto il momento di trovarci ancora tutti insieme come un unico popolo».

Significativa una frase del discorso letto dalla sindaca dei ragazzi Ylenia Lorandi: «Sono così profonde le foibe che il ricordo di queste atrocità ha impiegato più di mezzo secolo per riemergere. Siamo qui oggi perché spetta a tutti noi assicurarci che non venga più avvolto dal silenzio».

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