Album of the week

ALICE IN CHAINS – Rainier Fog

“Rainier Fog” è il terzo album della seconda vita artistica degli Alice in Chains, band fondamentale della cosiddetta scena grunge degli anni ’90, che dopo la tragica scomparsa del suo cantante Laine Staley avvenuta nel 2002, ha saputo pian piano ricostruirsi una carriera con grande tenacia.

Accanto ai membri originali Jerry Cantrell ( chitarra, voce ), Mike Inez ( basso ) e Sean Kinney ( batteria ) troviamo ancora William DuVall alla voce e chitarra ritmica, ormai perfettamente inserito nel meccanismo Alice in Chains. Premettendo che sostituire Staley sarebbe stata impresa ardua per chiunque , DuVall ha saputo via via ritagliarsi uno spazio importante senza per questo voler pretendere di essere uguale al suo illustre predecessore. E’ chiaro che il suo timbro vocale richiama spesso quello di Staley, cosa che gli permette di poter cantare i grandi classici della band con buona resa. Ma parliamo di questo nuovo lavoro, che è bene dirlo, è AIC al 100% fin dall’iniziale “The One You Know”, caratterizzata da un riff oscuro di Cantrell e dalla classica doppia voce di DuVall e dello stesso Cantrell, in un brano che si apre in un ritornello molto orecchiabile. La title track vede DuVall utilizzare vocalità meno riconducibili a Staley, e qui ci ricolleghiamo al discorso fatto in precedenza, ovvero lo spazio che ormai al terzo disco il cantante è riuscito a ritagliarsi. Molto riuscito anche l’altro singolo “Red Giant”, che si avvale di un altro riff classico di Cantrell su cui costruire un’altra melodia vincente. E se “Drone” non fa nulla per nascondere le influenze che i Black Sabbath hanno avuto sulla band, “Fly” è quasi una ballata, anche se la vena malinconica è sempre ben presente. Da segnalare sicuramente anche la delicata “Maybe” e la coppia “So Far Under” e “Never Fade” , che ci riportano indietro di una ventina d’anni. Chiusura affidata alla lunga e sofferta “All I Am”, che conferma il mio giudizio positivo su questa seconda parte di carriera della band di Seattle, a cui il termine “grunge” è sempre stato stretto, adesso più che mai.

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